PERCORSO P-S2

PRAMOLLO-FEUGIORNO-FAETTO-SANGLE-M.TE CASTELLETTO-COLLE VACCERA-MIANDA-POMEANO-PRAMOLLO

SENTIERO 361


Lunghezza: ~17.9 Km
Altitudine max: ~1500 m s.l.m.
(disl. tot. salite ~860m)
Tempo percorrenza indicativo:  ~2h 45'
Difficoltà: Difficile (indice 8)


gps

DATA: Maggio 2016 

Percorso ad anello, breve, ma non certo facile tecnicamente, caratterizzato da un lungo e suggestivo sentiero discensivo che partendo da quota 1500, prima "precipita" verso località Pomeano (sentiero 309 delle carte Fraternali), poi, se le forze (psicologiche) ancora ci assistono, completa la discesa con altro viottolo in gran parte roccioso e tortuoso, soprattutto nel finale, fino al punto di partenza di Pramollo. Se la parte in salita è più che abbordabile, con pendenze sostenute ma non impossibili, soprattutto nella prima parte asfaltata, i quasi 6 km finali non sono sicuramente adatti a chiunque, se non mettendo in conto tratti più o meno lunghi a piedi. Chi invece predilige le emozioni forti qui avrà modo di trovarle: porzioni fortemente scoscese e tortuose, tratti esposti, fondo scalinato e irregolare, ma tutto pressoché fattibile in sella (chi può...)!
 

L'ovvia partenza è nel punto di minima elevazione del percorso, in loc. Pramollo, facendo base alle borgate di Rue/Cortili; punto di riferimento per settare distanze è la stretta asfaltata che si origina con un  ponte a scavalcare il torrente (strada che sale verso le località Feugiorno, Faetto, Colle Vaccera), nel punto in cui la via asfaltata principale compie un ampio gomito destrorso a salire al Colle Lazzarà.
Attraversiamo il ponte e seguiamo l'asfaltata che sale da subito ripida, iniziando a proporci stretti gomiti in successione, superando una ad una le borgate di Feugiorno, Crosasso e Faetto; via molto tranquilla, poco trafficata (meglio di tante sterrate), salvo rare eccezioni, tipo nella stagione dei funghi. Salendo si amplierà sempre di più la visuale sul versante sud del Colle Lazzarà e Truc Lauza, con ottimi scorci fin verso la Val Chisone. La via asfaltata ci accompagna fino a loc. Sangle, dove fatto un gomito destrorso, avremo un bel fontanile a cui rifornirci di acqua, dato che poi non troveremo più nulla fino al Colle Vaccera. Si continua ora su sterrata, con fondo abbastanza regolare; ad una prima ansa destrorsa si stacca un'altra sterrata che prende a scendere, proseguimento del percorso P-S1 (dist. ~4.8 Km - alt. ~1170 m.) che noi ignoreremo proseguendo a salire, così come scarteremo appena dopo l'alternativa di sinistra per salire al Vaccera, contraddistinta dal cartello "Vaccera a piedi", a meno che appunto non la si vuole fare in parte a piedi. Continua il susseguirsi di gomiti destri e sinistri che ci faranno rapidamente guadagnare quota, con un'unica biforcazione attorno al km 6.3 dove terremo il ramo di sinistra, proseguendo a salire costantemente, avvicinandoci sempre di più alla sommità dei monti sovrastanti. L'ultima porzione è un lungo traverso sulla costa in prossimità della sommità del monte Castelletto, che ci porta al naturale scollinamento al Colle Vaccera, appena prima del quale possiamo aggiungere un'appendice (naturalmente opzionale) per dare un po' più di ampiezza al giro; appena prima di scollinare giriamo perciò a sinistra, seguendo la traccia sulla costa erbosa quasi ad invertire la direzione, via che dopo 200 metri s'impenna notevolmente, portandoci a girare attorno al cocuzzolo del Monte Castelletto, giungendo ad una prima piattaforma panoramica in legno, da dove si gode un bellissimo panorama verso la Val Chisone, mentre proseguendo la via, si giunge in 150 metri ad una seconda piattaforma, da cui si ha un panorama altrettanto bello verso Torino (FOTO1) e da cui si origina il sentiero per il percorso P-S1-Va1(dist. ~10.1 Km - alt. ~1500 m.). Si scende ora verso ovest per tornare al valico del Colle Vaccera, su viottolo leggermente accidentato, giungendo in circa 700 metri nell'area attrezzata con tavoli in legno, all'altezza di una meridiana a dominare la costa prativa, altro ottimo punto panoramico sui monti circostanti, fino al Monviso (FOTO2). Scartando la via asfaltata che scende verso Angrogna sulla sinistra, prendiamo a salire per la sterrata subito a destra di questa, alla cui origine c'è una fontanella; le vie in realtà sono due affiancate, quella di sinistra più comoda e marcata e quella di destra che sarà quella da seguire (o subito, oppure poco più avanti). Se siamo restati sulla via comoda, dopo circa 300 metri, c'è una piazzola che mette in comunicazione le due vie e qui ci si porta su quella di destra, proseguendo ora univocamente a salire, superando il piccolo edificio dell'acquedotto, prosegue il taglio della costa del monte Servin, mentre da sinistra si congiunge un'altra sterrata e 100 metri oltre avremo una biforcazione, dove opteremo per il ramo di destra che scende verso una fontana, per poi risalire e spianare, andando a toccare qui la massima elevazione del giro; 200 metri dopo il bivio, sulla destra avremo l'origine del non evidentissimo sentiero, contrassegnato dal cartello "Pomeano Ruata", che subito scende ripido, da seguire. Tratto estremamente pendente, con parti che andranno a superare anche il 30%, snodandosi tra gli alberi in un veloce slalom, divertente, ma anche difficoltoso, se fatto in periodi non congeniali (viscido se umido e friabile se arido), con una delle porzioni più complicate, seppur brevissima, perchè il fondo è molto rovinato, appena dopo una brusca piega a sinistra. Seguono altri tratti sinuosi e divertenti, ma sempre complicati per la forte pendenza, che ci portano ad un paio di ruderi in pietra, dove, all'altezza del secondo, si piega a sinistra, andando a tagliare la costa per un breve tratto semipianeggiante che si conclude con una breve porzione molto esposta, appena prima di puntare all'attraversamento di un primo ruscelletto (dist. ~12.9 Km - alt. ~1350 m.). Dopo il guado si spinge per qualche metro per risalire la ripida costa opposta, per poi riprendere a scendere su complicato, ma brevissimo, tratto su rocce, a cui si alternano rapidamente porzioni difficili ad altre facili, fino ad un nuovo complicato passaggio che porta ad un successivo nuovo guado (naturalmente se c'è acqua) oltre il quale si risale per un breve tratto, in parte anche agevole. Presto si torna a scendere, su porzione sassosa, che prevede il superamento di una S un po' complicata per la pendenza, per poi proseguire facile fino ad un grosso sperone roccioso, spettacolare balcone naturale verso Pramollo (FOTO3). Si riprende a scendere con sentiero che continua ad essere molto variegato; essenzialmente si scende, ma non manca qualche breve ascesa, con alternanza di tratti agevoli che si intervallano ad altri ostici e/o esposti, rocciosi, scalinati, ma anche divertenti, con le porzioni scorrevoli che prendono sempre più il sopravvento su quelle complicate. Lungo un tratto lastricato naturale in rocce cominceremo a scorgere Pomeano (FOTO4), nostra prossima tappa, con il finale scalinato che ci porta all'attraversamento del torrente tramite un ponte di legno, oltre cui si risale tramite un sentiero/mulattiera, verso Pomeano. Dopo un centinaio di metri, lungo un tratto più ripido, ignoriamo un sentiero che si stacca sulla sinistra, proseguendo verso est, con il viottolo che poi spianerà un po', per poi riprendere a salire impennandosi negli ultimi metri prima di confluire su una sterrata dove manterremo la direzione, giungendo dopo 150 metri alle prime case di Pomeano, su asfaltata da proseguire a scendere. Scendiamo tra le case del paese, superando un paio di fontane in cui sarà possibile rifornirsi di acqua, lasciando l'asfaltata che prosegue a scendere comodamente verso la provinciale 168 (da tenere quindi in considerazione se si desidera una scappatoia facile e veloce) dopo 300 metri dal suo inizio, a favore di un'altra asfaltata minore che scende sulla destra e compie subito un gomito sinistrorso, passando accanto ad un piccolo impianto sportivo. Manteniamo questa via che presto, alle ultime case del borgo, prosegue sterrata, compie un'ansa verso destra e poche decine di metri dopo va lasciata per proseguire sul sentiero che si origina verso sinistra (se si passa in velocità si rischia di non scorgerlo, quindi prestare attenzione...); poco più di 2 km divertenti, per quanto tecnicamente difficoltosi, in gran parte su lastricato naturale in roccia, scalinati e abbastanza ripidi  (dist. ~16.3 Km - alt. ~970 m.). Dopo un brevissimo tratto agevole infatti, inizia il fondo roccioso, molto scalinato a tratti sassoso, che contraddistingue questo viottolo quasi per la sua interezza, fino al suo epilogo; chi ama il genere troverà gran divertimento, gli altri mettano in conto tratti a piedi oppure... evitino. La porzione più adrenalinica è quella finale, quando sotto si comincia ad intravvedere il borgo di Rue (Pramollo), decisamente tortuosa e ripida, per un susseguirsi di gomiti e controgomiti ravvicinati, dove in circa 300 metri si perderanno oltre 70 metri di quota! Il passaggio su un piccolo ponte in legno con attraversamento del torrente segnerà la fine delle difficoltà; le ultime decine di metri in direzione nord-est su sentiero facile ci riportano al punto di partenza, al ponte al limitare di Rue/Cortili.


Nota: In blu sono segnalati i tratti alternativi e/o opzionali non descritti però dalla grafica (pianta e altimetria).



 

 
Il profilo altimetrico scaturisce da un rilevamento con GPS, pertanto si discosta leggermente dalla reale progressione chilometrica 

www.mbike.it