Giro con chilometraggio abbastanza
contenuto, ma molto faticoso e non facile, visto che vede concentrati
nei suoi 33km quasi 1500 metri di dislivello totale, con 3 salite
(senza contare la prima, la più lunga, ma anche la più facile),
decisamente aspre, in primis quella che sale dal Fosso dell'Eremita,
estremamente dura, soprattutto nei periodi in cui il maltempo ne
dissesta il fondo. In compenso due belle discese, in gran parte su
sentiero, una abbastanza
abbordabile, che porta fino al Fosso dell'Eremita e una finale,
decisamente più tecnica, che appunto contribuisce a tenere alto il
livello di difficoltà del giro, che ridiscende l'intera Valle di Licino, fino a tornare alla periferia di Terni, zona Gabelletta,
nostra base di partenza.
Dato che il percorso giace sui monti martani, che bordano a nord la
conca ternana, adottiamo come base di partenza la zona periferica
nord-ovest della città di Terni, precisamente lungo via delle Terre
Arnolfe (parte iniziale della provinciale 22 che sale a Cesi), dove da
sinistra confluisce via della Stadera, mentre sulla destra c'è
un'ampia zona di parcheggio, di fronte al complesso scolastico di
Campomaggiore.
Prendiamo in direzione Cesi (nord-ovest) per 650 metri; dove la
provinciale prende a salire piegando a sinistra, la lasciamo a favore
della stradina asfaltata che si origina sulla destra, via delle
Madonnine e prende a salire. Questa passa sotto alla linea ferroviaria
della Centrale Umbra, per poi subito dopo compiere una piega netta a
destra; qui la lasciamo, proseguendo invece dritti, sulla sterrata che
ancora sale. Scartata un'altra sterrata verso sinistra, passiamo di
fronte alla piccola chiesetta di S.Zenone, oltre la quale solitamente
c'è da superare una sbarra, che ci separa da un uliveto che
attraverseremo mantenendo la direzione, ancora a salire, ora un po'
più intensamente. Seguendo il tratturo, compiremo un gomito a 90°
verso sinistra, per poi, superata un'altra sbarra, riconfluire sulla
provinciale per Cesi, da prendere a salire. La via punta
inizialmente verso est, per poi compiere un ampio tornante, invertendo
la direzione verso Cesi; nel mezzo del tornante, di fronte a noi in
alto, avremo la valle del Fosso di Licino, da dove ridiscenderemo nel
finale di giro. Seguiamo la provinciale per alcuni chilometri, via
che ci condurrà, dopo aver visto collegarsi da destra la via che
scende da Colle Zannuto (percorso
Aj) al km. 4.4,
all'abitato di Cesi, dove proseguiremo fino a scollinare,
proseguendo nella stessa direzione, ora quindi in discesa, restando
sulla provinciale per altri 400 metri, dove la lasciamo (dist. ~5.4 Km
- alt. ~405 m.) a favore della
stretta asfaltata che si origina sulla destra, prendendo a salire per S.Erasmo e l'osservatorio. La via sale incassata tra le case,
impennandosi per un breve tratto, al termine del quale si divide;
dritti si va verso
l'interno del paese, in una piazzetta poco oltre dove c'è anche una
fontanella per rifornirsi di acqua, mentre noi compiremo
uno stretto gomito sinistrorso per seguire il ramo di asfaltata che
prosegue a salire, ancora ripido per alcuni metri. Ignorata la via di
destra che sale verso S.Onofrio, lasciamo l'abitato alle spalle, con
la salita che si addolcisce facendosi più abbordabile; non resta che
seguirla nel suo sviluppo univoco in costante ascesa. Lungo la salita
supereremo alcuni tornanti ravvicinati per poi giungere nella zona
pic-nic, con i primi tavoli in legno appena all'interno del bosco sulla
sinistra e poco oltre l'osservatorio sulla destra e ancora più avanti
il campo di tiro al volo. Continuiamo a salire lungo l'asfaltata,
tenendo presente che all'altezza del campo di tiro al volo (sulla
destra), c'è la possibilità di rifornirsi d'acqua alla fontanella che
si trova un po' internata nel bosco, sulla sinistra e che non ne
incontreremo altre per molti chilometri. La strada compirà un gomito a
180° verso destra e un altro sinistrorso poche centinaia di metri
oltre, dove si ha un bel panorama verso il basso, con San Gemini che
domina la scena, mentre sull'altura esterna al tornante si erge la
chiesa di S.Erasmo. Proseguiamo sempre lungo la via principale, che
lascerà sulla sinistra un'altra zona per pic-nic, con tavoli e
caminetti, mentre sulla destra si originano un paio si alternative
trekking (in bici sono estremamente dure, soprattutto quella più a
sinistra e portano entrambe verso la zona di Cisterne Nuove); appena
oltre cessa l'asfalto, con la via, sempre ampia, che è ora sterrata.
Manteniamo la via principale, che sale più o meno costante, facendosi
un po' più pendente in un tratto fino al bivio per Cisterne Nuove
(dist. ~11.5 Km - alt. ~930 m.), che vedremo sulla destra, e
ignoreremo, in corrispondenza di una piega sinistrorsa della strada,
con la salita che ora si addolcisce. Manteniamo la via principale per
altri per altri 400 metri, interrompendo qui l'ascesa verso il monte Torre
Maggiore, andando a seguire una via minore che si stacca sulla
sinistra, in leggera discesa; la via si farà poi un po' accidentata
per breve porzioni, riprendendo poi a salire momentaneamente
nell'attraversamento di un tratto boschivo, riscendendo poi, con altri tratti un po' sassosi che si alternano ad altri
più filanti. La via piega a sinistra, solcando un tratto prativo, a
metà del quale la traccia principale piega a destra verso un traliccio
elettrico, scendendo verso la principale per l'Eremita, mentre noi proseguiamo dritti puntando verso la successiva
altura di Poggio Chicchirichì (dist. ~13.2 Km - alt. ~905 m.). Salita
un po' sconnessa per un centinaio di metri, cosa che la rende più
dura, poi il fondo migliora e la pendenza diminuisce, con la via che
punta verso una costruzione recintata, interrompendosi sul cancello
d'ingresso di questa; aggiriamo la recinzione verso sinistra su una
debole traccia a ridosso di essa, sulla quale potremo scorgere anche
le targhette metalliche segnavia dei martani trekking. Dopo alcune
decine di metri, la traccia si discosta leggermente dalla recinzione,
che però resta sempre a vista, scendendo ora su sentiero leggermente
sconnesso; seguiamo sempre la traccia principale, che torna a ridosso
della recinzione, penetrando poco dopo nel bosco e divenendo al
contempo sconnessa per rocce e sassi. Percorso un altro centinaio di
metri troveremo di fronte un mucchio di pietre, con la via che piega a
sinistra, tornando agevole e più ampia, che però subito lasciamo nel
suo sviluppo principale discensivo, a favore di un sentiero che si
origina sulla destra, risalendo un po' per alcune decine di metri, per
poi prendere definitivamente a scendere, con fondo inizialmente ripido
e accidentato per qualche asperità roccia (dist. ~14.3 Km - alt. ~860
m.). Non resta ora che seguire la divertente traccia, con continui
cambi di direzione, non troppo complicata e adatta un po' a tutti i
palati, potendo regolare la velocità in base alle proprie capacità,
con traccia abbastanza evidente sul terreno e alternanza di tratti un
po' tecnici ad altri filanti. Si giungerà quindi in vista dell'eremo di
Cesi, con la traccia che si biforca; entrambe scendono sulla
sottostante sterrata che sale dal parcheggio di Carsule, ma noi
seguiamo quella di destra, contrassegnata dai segni bianco-rossi
trekking, che in breve ci porta di fronte all'antico complesso
monastico
(FOTO), seguendo
ora la via verso destra, in leggera ascesa. Superato subito l'ingresso
principale all'eremo, percorriamo in tutto un centinaio di metri della
sterrata, quando, pochi metri dopo il termine del muro a secco che
borda la strada sulla sinistra, penetriamo nel bosco, scendendo a
sinistra per la
traccia che lì si origina. Attraversiamo una prima volta il leggero
impluvio, scartando pure una traccia minore sulla sinistra, per poi
vedere la traccia principale che compie una netta piega sinistrorsa,
facendosi al contempo un po' sconnessa, andando a riattraversare lo
stesso impluvio, incontrando pochi metri dopo un bivio (dist. ~15.1 Km
- alt. ~740 m.); la via si sinistra risale verso l'eremo, mentre noi
seguiamo quella di destra, con pochi metri tecnici, per poi lasciare
il posto ad una traccia univoca, abbastanza scorrevole e divertente,
seppur inframmezzata da una breve porzione un po' sconnessa. Il
sentiero terminerà in poche centinaia di metri sull'ampia sterrata che
sale dal parcheggio di Carsule alla Romita, che seguiremo a salire,
quindi verso destra, per nemmeno 200 metri, che lasceremo a favore
della via minore che si stacca sulla sinistra scendendo per andare ad
attraversare subito il fosso dell'Eremita e poi impennarsi in una dura
salita. Solitamente la via seppur ripida e fattibile in sella, salvo
quando il fondo viene "sconvolto" fa fenomeni atmosferici violenti,
che possono complicarne non poco la percorribilità. Dopo quasi 300
metri troveremo un bivio, dove ci sarà da scegliere:
la via di destra è
la "classica", dura nel suo complesso per via del fondo roccioso e
irregolare, che in condizioni fondo ottimali (quando il meteo non la
complica) vede la parte più severa concentrata nella parte centrale,
molto accidentata e che costituisce quindi una dura sfida!
Voglio quindi proporre questa volta una via diversa, quella di
sinistra, dura anch'essa, dove ci sarà invece sicuramente da scendere
per un paio di centinaia di metri, a prescindere dal meteo, perchè
molto sassosi; all'inizio sale in maniera non eccessivamente
impegnativa, per poi pure spianare, fino a giungere dopo 500 metri ad
un bivio (dist. ~16.5 Km - alt. ~710 m.): a sinistra si scende verso
la zona del bivio di Portaria, mentre noi dovremo naturalmente optare
per la destra, in salita. Prima porzione in cui i più ardimentosi si
potranno pure cimentare, dato che una striscia di via è in discreto
strato e seppur molto ripida ha un fondo ancora al limite della
percorribilità; poi dubito che si possa continuare in sella, dato che
il fondo è per la sua interezza costituito da grossi sassi, che
mettono in difficoltà pure a farlo in discesa. Per fortuna che il
tutto si conclude dopo circa 200 metri, su una carrareccia, ancora un
po' sassosa, ma pedalabile, da seguire verso destra a salire (verso
sinistra scende il percorso Ai). Lungo
l'ascesa scarteremo una minore di destra, poi il fondo torna a farsi
un po' più accidentato, fino a scollinare dove vedremo scendere da
destra l'alternativa prima descritta (la via classica); proseguiamo ora in discesa, con
la via che ci porta a transitare accanto a degli abbeveratoi, dove la
discesa termina. Proseguiamo ignorando le vie di destra che portano
verso la vicina costruzione nel bosco, salendo e andandosi ad inserire
sulla carrareccia che prendiamo a seguire verso destra, passando
vicini alla costruzione che ci lasciamo sulla destra, con la via che
da lì si fa molto severa, dato che alla pendenza si aggiunge un fondo
compatto, ma molto irregolare. Al termine del tratto più ostico la via
piega a sinistra, con la pendenza che si fa più abbordabile, per poi
spianare e scendere lievemente, verso località Poggio Mezzanelli, dove
vedremo scendere da destra la via per il monte Vagliamenti, monte che
aggireremo nei prossimi chilometri di percorso. Da Poggio Mezzanelli
va seguita la via principale che scende ora decisa, passando accanto
ad una pozza d'acqua, sulla sinistra; sterrata sostanzialmente buona,
salvo trovarla un po' più complicata in caso di fenomeni meteorologici
violenti, che portano il ciottolame ad ammassarsi irregolarmente. Dopo
una brevissima rampa in salita, la via termina con una porzione
sconnessa per grosse lastre rocciose, scendendo sulla via che sale dal bivio di
Sarchiano verso Cancelli, nostra prossima tappa, verso destra,
direzione che dovremo seguire (dist. ~19.7 Km - alt. ~730 m.).
Sterrata che sale abbastanza regolare, meno intensa nella parte
finale, dove troveremo anche qualche breve tratto discensivo; il fondo
è sostanzialmente buono, con rari tratti un po' sconnessi. Giunti a
località Cancelli, ignoriamo la via secondaria che sulla destra sale
verso il Vagliamenti, lasciandoci l'antica costruzione sulla destra,
solcando un tratto prativo, prendendo poi a ascendere, con fondo
accidentato nel finale della carrareccia che attraversato un cancello
in legno si divide (dist. ~22.1 Km - alt. ~850 m.); scartata la via
principale che prosegue piegando a destra per località Vallonga,
imbocchiamo la mulattiera che si origina verso sinistra. che dopo un
breve tratto si restringerà facendosi un po' tecnica per il fondo
sassoso e scalinato. Il sentiero sarà quasi interamente in discesa,
salvo una breve e lieve risalita dopo l'attraversamento di un piccolo
corso d'acqua perennemente in secca, mediamente tecnico, un po' più
ostico per pochi metri tra rocce, fino ad uscire su una radura dove ci
teniamo sulla destra, passando tra cespugli di ginestre e terminare
infine sull'ampia sterrata che sale da Pracchia, da prendere verso
destra (dist. ~23.5 Km - alt. ~710 m.), per un lungo tratto discensivo
di oltre un chilometro. La via prenderà a salire in corrispondenza
dell'origine di una secondaria che scende sulla sinistra, da ignorare,
così come sarà da ignorare un'altra secondaria sempre di sinistra
alcune centinaia di metri dopo, punto in cui la salita si farà molto
dura con rampe molto ripide; per fortuna il fondo ci è alleato perchè
livellato e compatto (forse lo si può trovare un po' sdrucciolevole in
periodi secchi). Di tanto in tanto qualche porzione di salita più
abbordabile, e ancor di più brevi tratti di pianura e discese, ci
permetteranno di riprendere fiato, fino a guadagnare la sella ai quasi
900 metri sul versante nord-est del monte Torre Maggiore, dove da
destra vedremo scendere una secondaria, proveniente proprio dalla
parte più un quota del monte (percorso Aw).
Proseguiamo sulla via principale che ora scende decisa, con una
porzione finale anche abbastanza sconnessa, da cui si stacca a
sinistra un'altra via minore valida per scendere verso la Valserra, a
cui segue un tratto semipianeggiante, che più avanti, con un breve
strappo finale, ci porta tra i ruderi dell'antica località di Le Prata.
Appena sulla porzione prativa ci teniamo sulla sinistra puntando al
traliccio vicino e poi subito al successivo, all'altezza del quale
pieghiamo verso destra, scendendo verso la testa di Vale di Licino,
confortati dalle tracce bianco-rosse dei segnavia trekking. Il
sentiero a momenti è poco evidente sul manto erboso, ma ci è d'aiuto
la linea elettrica e i tralicci che la sostengono; basta infatti
adottare questi come guida, per ritrovarci all'imbocco del sentiero
che scende l'intera valle, penetrando nel bosco e facendosi quasi
subito sconnesso, perchè scalinato e roccioso. Il lungo single track,
per una lunga prima parte sull'orografica sinistra della valle,
è abbastanza impegnativo tecnicamente, soprattutto in alcuni passaggi
tra le rocce e porzioni sassose, mentre sono rari e brevi i tratti
scorrevoli; per contro lo si trova prevalentemente sgombro di
vegetazione, perchè soggetto con buona frequenza a taglio, forse degli
enduristi che ne fruiscono, anche se nel periodo primaverile, con la
crescita più rigogliosa, qualche rovo che è d'intralcio sul sentiero è
possibile trovarlo. La via è univoca e scorre ravvicinata al letto del
fosso, che spesso è incassato tra le alte pareti che fanno da sponda,
finchè lo si attraverserà (dist. ~30.1 Km - alt. ~500 m.), portandosi
sulla destra di questo, con la traccia che poco dopo diverrà più
agevole, sdoppiandosi dopo 300 metri; noi ci terremo sulla traccia più
alta di destra,
mentre quella di sinistra completa la valle scendendo verso lo sbocco
di questa, con un finale decisamente ostico, perchè scosceso e
deformato, con possibilità di rifornirsi però poi d'acqua alla
fonte alla fine del sentiero. La via prosegue a scendere
più lieve, nel complesso agevole, con rari gradini, se non nel finale,
che scorre a margine di una porzione di boscaglia, con fondo sassoso,
che si conclude più ripida confluendo su una carrareccia che
proseguiremo mantenendo la direzione di provenienza. Questa prosegue
nella discesa, ma terminerà appena superato un cancello solitamente
chiuso, su un'asfaltata che proseguiremo nel ramo discensivo, che fatta
una brusca piega sinistrorsa, confluisce su altra asfaltata, da
seguire verso sinistra per una breve salita, che poi riattraversato il
corso del fosso, in loc. I Lioni, piegherà a destra prendendo a
scendere; prima di ciò si può far rifornimento d'acqua al fontanile
sul margine destro della strada. Fatte poche decine di metri oltre la
fonte, lasceremo l'asfaltata che prosegue nella discesa, infilando la
via pianeggiante che tra due colone passa accanto ad una casa,
per poi divenire sterrata e riprendere a scendere piegando a sinistra.
La via corre a margine di un uliveto, divenendo poi asfaltata; ne
seguiremo 550 metri asfaltati per poi lasciarla a favore di una
sterrata che si stacca pianeggiante verso destra puntando verso una
casa, ma che lasceremo anch'essa, dopo pochi metri, optando per
un'altra sterrata che sulla sinistra ci porta ad attraversare un
uliveto. La via piegherà poi a sinistra riprendendo a scendere, via
che manterremo per alcune centinaia di metri, finche non diviene
asfaltata, punto in cui la lasceremo per imboccare la sterrata che
porta verso una villa, ma che fatti pochi metri, lasciamo per scendere
sulla sinistra su debole traccia a margine di una striscia di terreno
coltivata, oltre la quale c'è la strada di Fossocanale che corre a
fianco alla linea ferroviaria centrale umbra. Presa la strada verso
destra dopo alcuni metri imboccheremo il viottolo che sul margine
sinistro costituisce il sottopasso alla linea ferroviaria, oltre la quale
sbuchiamo su un piazzale asfaltato che lambiremo appena, salendo sulla
destra per andare a percorrere il sentiero più a destra dei vari che
lì si originano, che passa ravvicinato e parallelo alla linea
ferroviaria e che superato il campo sportivo, esce sul piazzale
asfaltato antistante ad una chiesa. Qui scendiamo sul viale di
sinistra, che in poco più di 100 metri ci riporta al punto di
partenza.
Nota: In blu sono segnalati i
tratti alternativi e/o opzionali non descritti però
dalla grafica (pianta e altimetria).
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