PERCORSO Dp
Prati di Stroncone - Macchia Lupara - Prati di sopra di Cottanello - Sorgenti Acquasanta - Finocchieto

STERPARINO


Lunghezza: ~16.7 Km
Altitudine max: ~1180 m s.l.m.
(disl. tot. salite ~440m)
Tempo percorrenza indicativo:  ~1h 30'
Difficoltà: Medio-Difficile (indice 6)


gps

DATA: Dicembre 2008 

 

L'itinerario si sviluppa quasi interamente nel comune di Stroncone (breve appendice in quello di Rieti) e porta a collegare la zona appena ad est di località Cimitelle, alla frazione di Finocchieto con quasi 17 km montani, senza quasi mai vedere asfalto, se non nell'attraversamento di loc. Prati di Stroncone. Il giro è caratterizzato da un inizio "complicato" (ma aggirabile) su single track in parte un po' tecnico, per poi proseguire più comodamente su sterrate che ci faranno raggiungere e superare loc. I Prati, prendendo prima a salire dolcemente verso i Piano di Ruschio, per poi deviare verso Macchia Lupara, con un'intensa ascesa che metterà alla prova la nostra resistenza fisica (e... morale). Seguirà una discesa interamente su sentiero, in parte ostico, reso un po' complicato nel periodo autunnale, fino ai Prati di Sopra di Cottanello. Tratto rilassante fino a superare monte Rotondo, poi si scende su via leggermente tecnica fino ad incrociare l'ampia sterrata che sale verso le sorgenti dell'Acquasanta. Ci teniamo sotto alle pendici sud del monte Macchialunga per continuare su un fantastico single track nel bosco e finale su ripida carrareccia che ci condurrà alle porte di Finocchieto.

L'origine del presente percorso è lungo la carrareccia che collega loc. Cimitelle a I Prati di Stroncone, via Vallenuo, dove, lambito il confine fra Umbra e Lazio e superato il cippo in pietra che delimita questo, la via sale per un breve tratto di alcune decine di metri ripida; la sommità di di questa altura è presa a riferimento come inizio dell'itinerario [rif. Percorso D1 - Km. 16.8].
Restiamo sulla carrareccia nel tratto discensivo per appena 50 metri, lasciandola appena prima che questa costeggi un piccolo bacino d'acqua artificiale, tagliando per il prato di sinistra, su debole traccia, che ci porterà sul margine opposto, dove la via tornerà a farsi ben evidente, in ripida ascesa, con fondo da subito un po' sassoso, ma che si farà più complicato, man mano che si sale, fino a culminare con una breve porzione rocciosa della rampa, che obbligherà a scendere per alcuni metri. Segnalo però, per chi vuole restare più sul genere passeggiata, che seguendo la carrareccia, potrà raggiungere località I Prati senza alcuna complicazione tecnica, come da percorso D1; eventualmente... ci si rivede con questi al km 1.55 del percorso attuale. Proseguiamo su esile sentiero, ma percorribile senza eccessive difficoltà, se si eccettua un paio di altri passaggi complicati per rocce al suolo; va mantenuto lo sviluppo univoco di questo sentiero, che poi prosegue con andamento più semplice, dato che l'unico altro appunto degno di nota è la discesa da colle Gastro, su fondo deformato prima e un po' sassoso poi, quando la via si trasformerà in una più ampia mulattiera e poi in carrareccia che andrà ad attraversare l'ampia valle che ci troveremo di fronte. Nell'attraversamento ci inseriremo su un gomito di un'altra carrareccia, dove, ignorando il ramo di questa che va verso sinistra, portando verso Moggio, proseguiamo dritti, risalendo poi l'altura di fronte, che superato un tratto di boscaglia e l'apice roccioso, scollina, confluendo su un'asfaltata oramai giunti all'abitato de I Prati (dist. ~1.6 Km - alt. ~920 m.); da destra giunge la via alternativa più facile segnalata all'inizio, mentre noi, scartato anche il ramo che sale a sinistra, proseguiamo dritti, scendendo, verso la provinciale proveniente da Stroncone, che raggiungiamo con poche centinaia di metri.
Presa la provinciale verso sinistra, puntiamo verso il nucleo principale della località montana, giungendo al bivio che include in mezzo un albergo stagionale, dove seguiamo il ramo asfaltato di sinistra; superato il camping, l'asfalto lascia il posto ad un'ampia sterrata che piega a destra, lambendo un'area destinata a parcheggio. Seguiremo quindi lo sviluppo principale della facile sterrata che in leggera ascesa ci farà risalire l'ampia vallata dei Piani di Ruschio, bellissimi sia in estate (FOTO), che in inverno (FOTO), fino al raggiungimento di una prominenza, dove, anzichè scendere mantenendo la principale, prendiamo la carrareccia di destra che si inoltra nel bosco (dist. ~3.6 Km - alt. ~950 m.). Superiamo una prima radura dopo 200 metri e giunti ad una seconda, dopo altri 500 metri, al termine di questa, prestiamo un po' di attenzione a non perdere la traccia della carrareccia, momentaneamente meno visibile, che piegando a sinistra, prosegue a salire in direzione E.N.E. Questa confluirà dopo ulteriori 500 metri su un'altra carrareccia da seguire verso destra, che solitamente, dopo una trentina di metri, troviamo sbarrata da un cancello in filo spinato, da superare ed eventualmente richiudersi alle spalle.
Ha inizio ora la parte più impegnativa dell'attuale itinerario, con una faticosa ascesa, che ci farà salire di 200 metri di altitudine, dagli attuali 980 metri, in circa un chilometro e mezzo. Lasciatoci il cancello alle spalle infatti, scartata la mulattiera che scende sulla sinistra, seguiremo la traccia più importante che piegando a destra sale dapprima mediamente ripida, con andamento molto sinuoso, ampia ma incassata nel terreno, che poi si farà più ripida e con un fondo sassoso, che complicherà ulteriormente l'avanzata, almeno per una breve porzione che esce allo scoperto della macchia, in corrispondenza di un accentuato gomito sinistrorso. Tornati all'ombra della vegetazione il fondo si farà più agevole, ma persisterà l'estrema pendenza, andando a risalire il valloncello, seguendo il sentiero che coincide con l'impluvio, con strappi anche severi oltre il 20%. Giunti al culmine del valloncello (dist. ~6.1 Km - alt. ~1150 m.), la traccia piega verso destra (ma se abbiamo tempo, possiamo affacciarci sull'altura appena sopra, per avere una discreta finestra su una porzione della piana reatina) e trasformandosi poco dopo in sentiero, in qualche tratto appena un po' ostico, per presenza di alcune rocce sporgenti da terra, che potrebbero appiedarci per pochi metri. Superiamo, attraversandola, una radura e manteniamo la traccia univoca, facile quindi da individuare, tranne in autunno, quando resta un po' celata sotto il manto di fogliame, giungendo ad una selletta (loc. Sterparino), dove il sentiero principale continua a salire piegando a sinistra per la Cappelletta di Greccio, mentre noi, manteniamo in pratica la direzione, andando quindi a scollinare nella quota massima del presente percorso e infilando il valloncello di fronte, sempre guidati da una discreta traccia che segue l'impluvio, anche questa meno evidente in autunno, quando la coltre di foglie la nasconde e rami più o meno grandi al suolo, possono rappresentare qualche lieve complicazione di percorribilità in più. Superiamo un cancello abbattuto, mentre appena dopo pare originarsi un fosso; ci teniamo alla sinistra di questo seguendolo inizialmente da vicino per un breve tratto, tramite il sentiero che lo fiancheggia, per poi divergerne, temporaneamente, andando, ad allargare il percorso con un giro più ampio, per poi ripiegare a destra, sempre confortati dalla traccia del sentiero, a riaffiancarsi al fosso (dist. ~7.2 Km - alt. ~1060 m.). Il percorso andrà ora a coincidere per un tratto, con il letto del fosso, su fondo quindi sconnesso, cosa che peggiorerà alcune decine di metri più sotto, tanto da costringere i più a scendere, in una breve porzione di alcune decine di metri (anche se i più audaci potranno cimentarsi in una complicata gimkana fra sassi e rami), ma che poi tornerà a farsi più facile, anche perchè il sentiero si disunisce dal letto del fosso, correndo sul margine orografico destro di questo, pur sempre ripido e un po' sassoso, mentre appena dopo, piega deciso a sinistra, tagliandone il corso e lasciando definitivamente questo alle spalle. Manteniamo sempre la traccia maestra del sentiero, senz'altro più facile e scorrevole, anche se si alternano tratti rocciosi, soprattutto un primo, che creerà qualche problema anche perchè abbinato a qualche metro di risalita su una costa un po' sconnessa, ma che poi si farà più filante, soprattutto nella parte finale, che ci porterà a confluire sulla sterrata che solca i Prati di Sopra di Cottanello (dist. ~8.2 Km - alt. ~930 m.) (FOTO).
Prendiamo la facile carrareccia verso destra, in leggera discesa, ignorando dopo 300 metri un'altra carrareccia che si dirama sulla sinistra, mantenendo quindi la direzione Nord-Ovest; volendo, se si preferisce, si può percorrere direttamente la lingua di prati che affianca sulla sinistra la carrareccia, tornando però inevitabilmente su questa dove i prati termineranno, lasciando il posto ad una porzione di macchia che attraverseremo con la via che scende appena di più, fino a portarci all'apice nord, dove sulla destra avremo un nuovo piccolo appezzamento prativo e dove la via principale inverte la direzione, ripiegando verso sud, mentre da destra, quindi da nord, qui si allaccia la via più facile che scende dai Prati di Stroncone, via loc. Fontazzano, come da percorso Do. La via risale per poche decine di metri, portandoci all'imbocco dei Prati di Sotto (FOTO), dove però, prenderemo la prima carrareccia di destra (dist. ~9.9 Km - alt. ~870 m.), seguendone la traccia appena accennata sull'erba, per i primi metri, ma che poi tornerà a farsi ben evidente. Questa i sdoppia dopo 350 metri, dove optiamo per il ramo di sinistra che scende facendosi sconnesso. Giunti a livello del fosso, che ci troviamo davanti, pieghiamo a sinistra, seguendone l'andamento, con il fondo che torna a farsi facile, con un successivo passaggio più complicato quando ne attraverseremo il letto, piegando a destra e uscendo sulla bassa sponda opposta, andando a riprendere la traccia che va ad attraversare subito una recinzione, scendendo su single track, agevole, ma sdrucciolevole. Il percorso coincide poi negli ultimi metri con lo stesso letto del fosso, quasi perennemente in secca, finchè con un ultima breve porzione di alcune decine di metri dissestata, giungiamo sull'ampia sterrata che collega Finocchieto alle sorgenti dell'Acquasanta (percorso Df), dove questa compie un gomito a 180°, che seguiremo a salire, verso destra (dist. ~11.0 Km - alt. ~800 m.).
Manteniamo ora la sterrata, in comune per questo tratto con il percorso Do, ignorando subito una minore a sinistra, che dopo essere salita un po', spiana e superata la zona prativa dell'Acquasanta , con due fontanili sulla sinistra, si fa più ondulata, scendendo infine fino all'attraversamento di un ramo di alimentazione del fosso Fara (anch'esso praticamente sempre in secca), per poi risalire un centinaio di metri, fino a dove da destra scende il percorso Df, da Fontazzano; qui proseguiamo in pratica dritti, scendendo e inoltrandoci nel bosco, con la via che piegando a sinistra lungo la costa della montagna, si restringe temporaneamente, a mo' di mulattiera, risalendo brevemente. Manteniamo la via che poi scende tagliando la ripida costa del monte, scendendo di quota,  finchè assottigliandosi lascerà il posto ad una divertente traccia nel bosco sostanzialmente a scendere, assoggettabile per qualche tratto a sentiero e per qualche altro a mulattiera, finchè terminerà con l'inserimento su una carrareccia (dist. ~14.9 Km - alt. ~675 m.) che presa verso destra sale abbastanza ripida, come da proseguimento del percorso Do, mentre noi piegheremo a sinistra, per una carrareccia che scende subito abbastanza pendente e che fatti pochi metri, sarà sconnessa perchè sassosa e scalinata. La porzione peggiore sarà limitata a 200-300 metri, ma anche il seguito, pur con fondo migliore, non si potrà considerare certo una passeggiata, vista anche l'accentuata pendenza. Verso la parte bassa, supereremo anche un cancello in metallo, solitamente chiuso, mentre un centinaio di metri dopo sulla destra si vedrà separarsi un'altra via sterrata minore, che scende a margine di un ramo di un fosso, rappresentante il percorso E1, per Casale Balduino (nel suo tratto più ostico, per il difficile attraversamento di un fosso); proseguiamo a scendere, temporaneamente su fondo in cemento, che tornerà però, nel facile tratto conclusivo, sterrato, con davanti, in lontananza, la frazione di Finoccheto, arroccata sul suo colle. Il termine si ha una volta giunti all'attraversamento del torrente Fara: dritti si va verso Finoccheto, mentre sulla destra, si scende a fianco della destra orografica del torrente, che dà qui origine al percorso Ec [rif. Percorso E1 - Km. 43.9].

Nota: In blu sono segnalati i tratti alternativi e/o opzionali non descritti però dalla grafica (pianta e altimetria).

 



 

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