Varianti possibili: Percorso
Na - Percorso
Nb - Percorso
Nc -
Percorso
Ni
Escursione che ha come meta
principale un monte dei Martani, Cima Panco, poco frequentato, ma che
meriterebbe più considerazione dai bikers, visto che può essere
tappa abbastanza abbordabile da più vie (e tutte pedalabili, a
seconda delle proprie capacità) e sa accontentare tutti i palati. Tra
l'altro appena prima dello strappo finale in vetta si attraversa un
bellissimo altipiano segnato da alcuni deliziosi stagni e dalla cima
si gode di un favoloso panorama. Il circuito ha un chilometraggio
abbastanza contenuto, considerando come base Cima Forca, luogo che
ognuno può raggiungere come meglio ritiene, con oltre l'80% del
tracciato su sterrate e sentieri. La parte più ostica (a livello
tecnico) è rappresentata dalla discesa del versante sud del crinale
di Cima Panco. A metà percorso si ha una breve sovrapposizione con il
percorso N2 per il monte Martano, con possibilità quindi di
intercambio tra i due anelli.
Partenza del percorso attuale a Cima Forca, località che si trova
lungo la strada che collega Portaria a Macerino (comune di
Acquasparta), nel punto dove questa scollina, terminando nel tratto
asfaltato e si incontra la diramazione verso sinistra per Canepine e
Castedelmonte, nostra direttrice iniziale.
Seguiamo la facile sterrata che senza grandi variazioni altimetriche,
ci porterà a lambire prima la piccola frazione di Canepine, poi, con
un'asperità che ci porterà poco oltre i 700 metri di altitudine, a
scendere fino a Casteldelmonte, con il fondo che diverrà asfaltato
appena prima del paese. Alle prime case (dist. ~5.4 Km - alt. ~635 m.)
la nostra via si inserisce in quella che dal nucleo del paese, a
sinistra, scende alla sottostante statale 418, verso destra;
aggiungiamo un'appendice passando all'interno del paese, quindi
salendo verso sinistra (chi
volesse abbreviare può invece scendere direttamente a destra,
interamente su asfalto, soprattutto in considerazione che gli ultimi
metri della carrareccia che riportano in prossimità della SR418,
possono essere invasi da una vegetazione piuttosto consistente). Alla
successiva biforcazione dopo un centinaio di metri, ignoriamo la via di destra
che conduce verso la chiesa, per poi scollinare dopo pochi metri;
seguiamo la via asfaltata principale che abbraccia il nucleo del
paese, per poi uscirne piegando verso sinistra, verso il cimitero,
dove però non arriveremo, perchè seguiremo la prima sterrata che si
dirama verso destra, contrassegnata da una croce in ferro. Seguiamo
ora la carrareccia sempre a scendere (quindi a sinistra alla prima
biforcazione e destra alla successiva), con le ultime decine di metri
con fondo un po' più mosso, soprattutto quando il periodo è
"bagnato". Usciti sull'asfaltata che scende dal paese, la seguiamo
a sinistra, per ritrovarci dopo 150 metri sulla SR418, che sale da Acquasparta,
da seguire verso destra. Fatti due chilometri precisi di asfalto,
salendo in modo costante, proprio dove l'asfaltata scollina (km 7.5
della SR418), incontriamo
il bivio per Scoppio, sulla sinistra (dist. ~8.8 Km - alt. ~655 m.),
da seguire, mentre la prosecuzione della SR418, che poi scende, segna
l'inizio del percorso Ne. Subito si divide ancora (a sinistra prosegue il percorso Am)
e noi proseguiamo sulla destra ancora a salire, girando attorno ad una
piccola cappelletta. Ora non resta che seguire la comoda sterrata
principale per diversi chilometri; il primo bivio importante sarà,
dopo poco oltre 4 km, quello per il piccolo borgo di Scoppio, dove
scartiamo la salita verso questo a destra, manteniamo la direzione prendiamo a
salire in maniera abbastanza ripida, tenendo sempre il ramo del fosso
della Matassa sulla destra. Giunti ad una radura, con la strada che
piega con un gomito verso destra (dritto si proseguirebbe su Ao)
si sale ancora un po', poi c'è l'occasione di riprendere appena un
po' di fiato superando località Casetta dello Scoppio, un paio di
case sulla destra, prima del primo dei tratti più ripidi del
percorso. La strada ,che va mantenuta nel ramo principale (a volte è
sbarrata da una recinzione mobile per il bestiale) s'impenna per i
successivi 800 metri, con porzioni che superano il 15% di pendenza, su
fondo però sostanzialmente ottimale; superato il tratto più
faticoso, si prosegue a salire agevolmente con la via che sale
incanalandosi su un lungo e stretto valloncello che ci porta a
confluire sull'ampio stradone bianco che sale da Massa Martana da
seguire verso destra (dist. ~16 Km - alt. ~840 m.), tratto da qui, e
per i successivi 900 metri, in comune con l'anello N2
. Proseguiamo
risalendo con leggera pendenza la facile via per quasi 2 km, solcando un bellissimo
altipiano prativo, disseminato qua e là da deliziosi stagni, il
più grande dei quali lo troviamo nel prato antistante Casetta San
Severo, punto che segna l'abbandono della strada principale, (su cui
prosegue il percorso Nc) che poco
dopo prenderebbe a scendere decisa verso Terzo San Severo, a favore
di un'altra strada un po' ciottolosa, che si inerpica sulla destra. Dopo
essere saliti 200 metri lasciamo la via che prosegue dritta e che
poco più avanti scollinerebbe per scendere verso Scoppio (percorso Na,
altra alternativa per salire), optando per
un'altra sterrata che si origina verso sinistra e che, dopo aver
superato un tratto nella rada boscaglia e aver visto inserirsi da
destra una debole traccia proveniente anch'essa da Scoppio, ci porta
in vista della vetta odierna. Nell'ultima porzione di ascesa, appena
superati due paletti metallici di una sbarra che non c'è più, la
strada termina, lasciando il posto ad una traccia meno evidente, ma
facilmente distinguibile sul manto erboso, che vedremo piegare sulla
destra per guadagnare la successiva gobba (non ancora la vetta),
superata la quale, sfruttiamo il breve tratto di discesa come abbrivo
per l'asperità finale di Cima Panco oramai prossima, facilmente
distinguibile per il cocuzzolo disseminato di pietre. Per guadagnare
questo dovremo temporaneamente lasciare la traccia che invece gli
passa per qualche decina di metri di fianco, deviando appunto verso
sinistra e raggiungendo la cima massima (dist. ~20 Km - alt. ~1015 m.).
Panorama superbo a 360°, pur non trattandosi di una cima elevata, con
la sua posizione strategica, potendo spaziare sui monti reatini, sul
Serano-Brunette, sul Subasio, sui Sibillini (visibilità permettendo) dominati dall'imponente
mole del Vettore.
Come al solito, primo o poi bisogna proseguire. Lo facciamo
riscendendo il pendio erboso opposto a quello di arrivo e
reimmettendoci nella traccia prima abbandonata, proseguendo in
direzione sud. Scesi un po' di quota, ancora seguendo la traccia
sempre meno segnata, giungeremo di fronte ad una recinzione che si
riunisce in tre diversi rami; sfruttando un'apertura su questa, la oltrepassiamo,
tenendoci appena alla destra del ramo di filo spinato che scende di
fronte a noi e che useremo come guida per scendere il pendio. La prima
parte è di libera interpretazione, visto che non avremo una traccia
ben precisa da seguire e conviene tenersi un po' distanti dalla recinzione, per evitare la parte più fitta di cespugli, mentre
a ridosso del km 21 conviene portarsi a vicino a questa, perché
troveremo una traccia ben evidente di sentiero che ci porterà fino alla
successiva meta: I Pianelli, una sorta di promontorio, dove, nel punto
in cui incontreremo un'apertura sul ramo di recinzione che ci ha
accompagnato, prima di oltrepassarla, spostandoci appena di pochi
metri sulla destra, si gode di un favoloso punto di osservazione sul
piccolo borgo di Scoppio o meglio sulla sua parte antica, oramai in
rovina, che si ergeva su un maestoso sperone a picco sul fosso della
Matassa (dist. ~21.2 Km - alt. ~820 m.)
(FOTO).
Riprendiamo la via oltrepassando ora la recinzione e
spostandoci appena più sotto sulla destra potremo individuare
l'evidente carrareccia che ci guiderà in uno scorrevole chilometro e
mezzo (occhio scendendo, alla bella vista verso il lago di Firenzuola,
a fondo valle) verso la successiva tappa, un rifugio che pare un'oasi
in un deserto; ciò è riferito ad un fontanile situato a pochi metri
dalla costruzione che è una vera e propria manna, soprattutto se si
arriva lì a corto di acqua in una caldissima giornata estiva. Tra
l'altro qui confluiscono varie altre mulattiere e sentieri che
aspettano solo di essere percorsi. Appena prima di immetterci nella
piazzola del rifugio avremo scorto come la via piegando a 180° verso
destra continuava a scendere, cosa che tornando a questo gomito faremo
ora. Via discensiva abbastanza ciottolosa e anche ripida in
qualche tratto, veloce quindi volendo, ma con prudenza; all'unica
biforcazione che incontreremo dopo un chilometro e mezzo, dove da
sinistra confluisce la via proveniente da Ocenelli, (come da percorso Nc);
proseguiremo sulla destra giungendo dopo altri 200 metri ancora un po'
scoscesi a loc. La Costa (dist. ~24.4 Km - alt. ~535 m.), un antico ed
imponente casale, con la strada che gli si sdoppia attorno. Seguiamo
quella di sinistra e appena sotto, ricongiungendosi, torna l'asfalto,
che seguiremo per quasi un chilometro, ovvero dove vedremo staccarsi
una evidente sterrata che risale il Fosso della Matassa, da non
prendere, mentre seguiamo una sterrata minore appena qualche metro
dopo che attraversato il letto del fosso, diviene un ripidissimo
tratturo a margine di un campo che, complice anche un profondo solco
che lo segna vistosamente, ci farà dar fondo a tutte le nostre
capacità per superarlo in sella. Passata la breve erta, superiamo una
piccola casa isolata proseguendo a salire, fin dove ci inseriamo su
un'asfaltata, da proseguire nella direzione di provenienza, scendendo
fino a confluire sulla SS418, da seguire verso destra (sulla sinistra
si può ancora scorgere il lago di Firenzuola). Fatti 800 metri di
statale la lasciamo a favore di un'ampia strada bianca (chi si sente
stanco può proseguire su questa, un po' trafficata, ma che sale più
dolce) che prende a salire, andando a morire dopo circa 250 metri tra
le prime case periferiche di Firenzuola, trasformandosi in un viottolo
che girando attorno a una casa in pietra ci porta a superare un breve
tratto lastricato e lascia poi il posto ad un sentiero che dopo qualche
decina di metri si sdoppia; qui seguiamo l'alternativa di destra che
sale ripida per 80 metri dividendosi ancora, ora optiamo per il ramo
di sinistra. Questo ci condurrà di nuovo sulla SS418 da seguire verso
destra in leggera salita, fino ad incontrare la deviazione, con
indicazione verso sinistra, per Messenano, che seguiamo. Appena alle
porte del paese, dopo aver superato la sterrata che sulla destra
rappresenta la prosecuzione del percorso Al,
seguiamo la successiva che sempre sulla destra scende decisa verso il
fondo valle (dist. ~28.3 Km - alt. ~520 m.).
Dopo la veloce discesa, anche se un po' ciottolosa, l'ampia strada si
incanala lungo la valle solcata dal torrente Maroggia in leggera
salita, via che manterremo fino alla prima diramazione, sulla destra,
per Le Cese e Canepine, che troveremo dopo circa un chilometro
dall'inizio della salita, che seguiremo (in
alternativa possiamo mantenere la via principale che sale fino a
Macerino e continuare poi sul percorso automobilistico fino a Cima
Forca). Questa nuova via va tenuta comunque solo per 300 metri,
ovvero al primo tornante destrorso, in corrispondenza del quale, come
a mantenere la direzione, seguiamo una nuova carrareccia che si stacca
sulla sinistra. Seguiamo questa per tutto il suo sviluppo, superando
subito un cancello abitualmente sempre aperto e subito di seguito una
simpatica cascatella (nelle rare occasioni che c'è acqua), che
rappresenterà nel tratto finale l'ultima pendenza severa del percorso
odierno, con punte che si avvicinano al 20% e che ci portano a
scollinare in un punto dove confluiscono più vie (dist. ~31.5 Km - alt.
~585 m.). Proseguiamo mantenendo la direzione, andando quindi a
scendere su mulattiera un po' disagevole nei primi metri, perchè un
po' scalinata, ma che poi torna subito ad essere scorrevole; questa
diviene un sentiero che attraversa uno stretto fosso, invertendo la
direzione prosegue facendoci compiere un paio di saliscendi, finchè
con un breve strappo più ripido, piegando a destra e un'ultima
asperità di qualche metro, ci porta all'imbocco della valle percorsa
da uno dei rami di alimentazione del Maroggia. Per qualche tratto la
via da percorrere va a coincidere con lo stesso letto del torrente,
senza mai eccedere in difficoltà tecniche, (salvo passarci appena
dopo piogge torrenziali); la via è praticamente univoca, basta tra
l'altro seguire sempre la stessa direzione della valle, con un unico sdoppiamento
del tracciato al km 33.6, dove seguiamo il passaggio di destra (che
comunque si ricollega nel ramo che devia momentaneamente verso
sinistra), concludendosi sul pianoro prativo di Cima Forca, dove
pieghiamo a sinistra per immetterci sulla sterrata che in pochi metri
ci riporta al punto di partenza.
Nota: In blu sono segnalati i
tratti alternativi e/o opzionali non descritti però
dalla grafica (pianta e altimetria).
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