PERCORSO N1

CIMA FORCA - CANEPINE - CASTELDELMONTE - BIVIO SCOPPIO - C. DELLO SCOPPIO - CASETTA SAN SEVERO - CIMA PANCO - LA COSTA - FIRENZUOLA - MESSENANO - CIMA FORCA

SOPRA IL PANCO


Lunghezza: ~34.3 Km
Altitudine max: ~1015 m s.l.m.
(disl. tot. salite ~1050m)
Tempo percorrenza indicativo:  ~2h 45'
Difficoltà: Medio-Difficile (indice 6)

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DATA: Maggio 2007 

Varianti possibili: Percorso Na - Percorso Nb - Percorso Nc - Percorso Ni

Escursione che ha come meta principale un monte dei Martani, Cima Panco, poco frequentato, ma che meriterebbe più considerazione dai bikers, visto che può essere tappa abbastanza abbordabile da più vie (e tutte pedalabili, a seconda delle proprie capacità) e sa accontentare tutti i palati. Tra l'altro appena prima dello strappo finale in vetta si attraversa un bellissimo altipiano segnato da alcuni deliziosi stagni e dalla cima si gode di un favoloso panorama. Il circuito ha un chilometraggio abbastanza contenuto, considerando come base Cima Forca, luogo che ognuno può raggiungere come meglio ritiene, con oltre l'80% del tracciato su sterrate e sentieri. La parte più ostica (a livello tecnico) è rappresentata dalla discesa del versante sud del crinale di Cima Panco. A metà percorso si ha una breve sovrapposizione con il percorso N2 per il monte Martano, con possibilità quindi di intercambio tra i due anelli.

Partenza del percorso attuale a Cima Forca, località che si trova lungo la strada che collega Portaria a Macerino (comune di Acquasparta), nel punto dove questa scollina, terminando nel tratto asfaltato e si incontra la diramazione verso sinistra per Canepine e Castedelmonte, nostra direttrice iniziale.
Seguiamo la facile sterrata che senza grandi variazioni altimetriche, ci porterà a lambire prima la piccola frazione di Canepine, poi, con un'asperità che ci porterà poco oltre i 700 metri di altitudine, a scendere fino a Casteldelmonte, con il fondo che diverrà asfaltato appena prima del paese. Alle prime case (dist. ~5.4 Km - alt. ~635 m.) la nostra via si inserisce in quella che dal nucleo del paese, a sinistra, scende alla sottostante statale 418, verso destra; aggiungiamo un'appendice passando all'interno del paese, quindi salendo verso sinistra (chi volesse abbreviare può invece scendere direttamente a destra, interamente su asfalto, soprattutto in considerazione che gli ultimi metri della carrareccia che riportano in prossimità della SR418, possono essere invasi da una vegetazione piuttosto consistente). Alla successiva biforcazione dopo un centinaio di metri, ignoriamo la via di destra che conduce verso la chiesa, per poi scollinare dopo pochi metri; seguiamo la via asfaltata principale che abbraccia il nucleo del paese, per poi uscirne piegando verso sinistra, verso il cimitero, dove però non arriveremo, perchè seguiremo la prima sterrata che si dirama verso destra, contrassegnata da una croce in ferro. Seguiamo ora la carrareccia sempre a scendere (quindi a sinistra alla prima biforcazione e destra alla successiva), con le ultime decine di metri con fondo un po' più mosso, soprattutto quando il periodo è "bagnato". Usciti sull'asfaltata che scende dal paese, la seguiamo a sinistra, per ritrovarci dopo 150 metri sulla SR418, che sale da Acquasparta, da seguire verso destra. Fatti due chilometri precisi di asfalto, salendo in modo costante, proprio dove l'asfaltata scollina (km 7.5 della SR418), incontriamo il bivio per Scoppio, sulla sinistra (dist. ~8.8 Km - alt. ~655 m.), da seguire, mentre la prosecuzione della SR418, che poi scende, segna l'inizio del percorso Ne. Subito si divide ancora (a sinistra prosegue il percorso Am) e noi proseguiamo sulla destra ancora a salire, girando attorno ad una piccola cappelletta. Ora non resta che seguire la comoda sterrata principale per diversi chilometri; il primo bivio importante sarà, dopo poco oltre 4 km, quello per il piccolo borgo di Scoppio, dove scartiamo la salita verso questo a destra, manteniamo la direzione prendiamo a salire in maniera abbastanza ripida, tenendo sempre il ramo del fosso della Matassa sulla destra. Giunti ad una radura, con la strada che piega con un gomito verso destra (dritto si proseguirebbe su Ao) si sale ancora un po', poi c'è l'occasione di riprendere appena un po' di fiato superando località Casetta dello Scoppio, un paio di case sulla destra, prima del primo dei tratti più ripidi del percorso. La strada ,che va mantenuta nel ramo principale (a volte è sbarrata da una recinzione mobile per il bestiale) s'impenna per i successivi 800 metri, con porzioni che superano il 15% di pendenza, su fondo però sostanzialmente ottimale; superato il tratto più faticoso, si prosegue a salire agevolmente con la via che sale incanalandosi su un lungo e stretto valloncello che ci porta a confluire sull'ampio stradone bianco che sale da Massa Martana da seguire verso destra (dist. ~16 Km - alt. ~840 m.), tratto da qui, e per i successivi 900 metri, in comune con l'anello N2 . Proseguiamo risalendo con leggera pendenza la facile via per quasi 2 km, solcando un bellissimo altipiano prativo, disseminato qua e là da deliziosi stagni, il più grande dei quali lo troviamo nel prato antistante Casetta San Severo, punto che segna l'abbandono della strada principale, (su cui prosegue il percorso Nc) che poco dopo prenderebbe a scendere decisa verso Terzo San Severo, a favore di un'altra strada un po' ciottolosa, che si inerpica sulla destra. Dopo essere saliti 200 metri lasciamo la via che prosegue dritta e che poco più avanti scollinerebbe per scendere verso Scoppio (percorso Na, altra alternativa per salire), optando per un'altra sterrata che si origina verso sinistra e che, dopo aver superato un tratto nella rada boscaglia e aver visto inserirsi da destra una debole traccia proveniente anch'essa da Scoppio, ci porta in vista della vetta odierna. Nell'ultima porzione di ascesa, appena superati due paletti metallici di una sbarra che non c'è più, la strada termina, lasciando il posto ad una traccia meno evidente, ma facilmente distinguibile sul manto erboso, che vedremo piegare sulla destra per guadagnare la successiva gobba (non ancora la vetta), superata la quale, sfruttiamo il breve tratto di discesa come abbrivo per l'asperità finale di Cima Panco oramai prossima, facilmente distinguibile per il cocuzzolo disseminato di pietre. Per guadagnare questo dovremo temporaneamente lasciare la traccia che invece gli passa per qualche decina di metri di fianco, deviando appunto verso sinistra e raggiungendo la cima massima (dist. ~20 Km - alt. ~1015 m.).
Panorama superbo a 360°, pur non trattandosi di una cima elevata, con la sua posizione strategica, potendo spaziare sui monti reatini, sul Serano-Brunette, sul Subasio, sui Sibillini (visibilità permettendo) dominati dall'imponente mole del Vettore.
Come al solito, primo o poi bisogna proseguire. Lo facciamo riscendendo il pendio erboso opposto a quello di arrivo e reimmettendoci nella traccia prima abbandonata, proseguendo in direzione sud. Scesi un po' di quota, ancora seguendo la traccia sempre meno segnata, giungeremo di fronte ad una recinzione che si riunisce in tre diversi rami; sfruttando un'apertura su questa, la oltrepassiamo, tenendoci appena alla destra del ramo di filo spinato che scende di fronte a noi e che useremo come guida per scendere il pendio. La prima parte è di libera interpretazione, visto che non avremo una traccia ben precisa da seguire e conviene tenersi un po' distanti dalla recinzione, per evitare la parte più fitta di cespugli, mentre a ridosso del km 21 conviene portarsi a vicino a questa, perché troveremo una traccia ben evidente di sentiero che ci porterà fino alla successiva meta: I Pianelli, una sorta di promontorio, dove, nel punto in cui incontreremo un'apertura sul ramo di recinzione che ci ha accompagnato, prima di oltrepassarla, spostandoci appena di pochi metri sulla destra, si gode di un favoloso punto di osservazione sul piccolo borgo di Scoppio o meglio sulla sua parte antica, oramai in rovina, che si ergeva su un maestoso sperone a picco sul fosso della Matassa (dist. ~21.2 Km - alt. ~820 m.) (FOTO).
Riprendiamo la via oltrepassando ora la recinzione e spostandoci appena più sotto sulla destra potremo individuare l'evidente carrareccia che ci guiderà in uno scorrevole chilometro e mezzo (occhio scendendo, alla bella vista verso il lago di Firenzuola, a fondo valle) verso la successiva tappa, un rifugio che pare un'oasi in un deserto; ciò è riferito ad un fontanile situato a pochi metri dalla costruzione che è una vera e propria manna, soprattutto se si arriva lì a corto di acqua in una caldissima giornata estiva. Tra l'altro qui confluiscono varie altre mulattiere e sentieri  che aspettano solo di essere percorsi. Appena prima di immetterci nella piazzola del rifugio avremo scorto come la via piegando a 180° verso destra continuava a scendere, cosa che tornando a questo gomito faremo ora. Via discensiva  abbastanza ciottolosa e anche ripida in qualche tratto, veloce quindi volendo, ma con prudenza; all'unica biforcazione che incontreremo dopo un chilometro e mezzo, dove da sinistra confluisce la via proveniente da Ocenelli, (come da percorso Nc); proseguiremo sulla destra giungendo dopo altri 200 metri ancora un po' scoscesi a loc. La Costa (dist. ~24.4 Km - alt. ~535 m.), un antico ed imponente casale, con la strada che gli si sdoppia attorno. Seguiamo quella di sinistra e appena sotto, ricongiungendosi, torna l'asfalto, che seguiremo per quasi un chilometro, ovvero dove vedremo staccarsi una evidente sterrata che risale il Fosso della Matassa, da non prendere, mentre seguiamo una sterrata minore appena qualche metro dopo che attraversato il letto del fosso, diviene un ripidissimo tratturo a margine di un campo che, complice anche un profondo solco che lo segna vistosamente, ci farà dar fondo a tutte le nostre capacità per superarlo in sella. Passata la breve erta, superiamo una piccola casa isolata proseguendo a salire, fin dove ci inseriamo su un'asfaltata, da proseguire nella direzione di provenienza, scendendo fino a confluire sulla SS418, da seguire verso destra (sulla sinistra si può ancora scorgere il lago di Firenzuola). Fatti 800 metri di statale la lasciamo a favore di un'ampia strada bianca (chi si sente stanco può proseguire su questa, un po' trafficata, ma che sale più dolce) che prende a salire, andando a morire dopo circa 250 metri tra le prime case periferiche di Firenzuola, trasformandosi in un viottolo che girando attorno a una casa in pietra ci porta a superare un breve tratto lastricato e lascia poi il posto ad un sentiero che dopo qualche decina di metri si sdoppia; qui seguiamo l'alternativa di destra che sale ripida per 80 metri dividendosi ancora, ora optiamo per il ramo di sinistra. Questo ci condurrà di nuovo sulla SS418 da seguire verso destra in leggera salita, fino ad incontrare la deviazione, con indicazione verso sinistra, per Messenano, che seguiamo. Appena alle porte del paese, dopo aver superato la sterrata che sulla destra rappresenta la prosecuzione del percorso Al, seguiamo la successiva che sempre sulla destra scende decisa verso il fondo valle (dist. ~28.3 Km - alt. ~520 m.).
Dopo la veloce discesa, anche se un po' ciottolosa, l'ampia strada si incanala lungo la valle solcata dal torrente Maroggia in leggera salita, via che manterremo fino alla prima diramazione, sulla destra, per Le Cese e Canepine, che troveremo dopo circa un chilometro dall'inizio della salita, che seguiremo (in alternativa possiamo mantenere la via principale che sale fino a Macerino e continuare poi sul percorso automobilistico fino a Cima Forca). Questa nuova via va tenuta comunque solo per 300 metri, ovvero al primo tornante destrorso, in corrispondenza del quale, come a mantenere la direzione, seguiamo una nuova carrareccia che si stacca sulla sinistra. Seguiamo questa per tutto il suo sviluppo, superando subito un cancello abitualmente sempre aperto e subito di seguito una simpatica cascatella (nelle rare occasioni che c'è acqua), che rappresenterà nel tratto finale l'ultima pendenza severa del percorso odierno, con punte che si avvicinano al 20% e che ci portano a scollinare in un punto dove confluiscono più vie (dist. ~31.5 Km - alt. ~585 m.). Proseguiamo mantenendo la direzione, andando quindi a scendere su mulattiera un po' disagevole nei primi metri, perchè un po' scalinata, ma che poi torna subito ad essere scorrevole; questa diviene un sentiero che attraversa uno stretto fosso, invertendo la direzione prosegue facendoci compiere un paio di saliscendi, finchè con un breve strappo più ripido, piegando a destra e un'ultima asperità di qualche metro, ci porta all'imbocco della valle percorsa da uno dei rami di alimentazione del Maroggia. Per qualche tratto la via da percorrere va a coincidere con lo stesso letto del torrente, senza mai eccedere in difficoltà tecniche, (salvo passarci appena dopo piogge torrenziali); la via è praticamente univoca, basta tra l'altro seguire sempre la stessa direzione della valle, con un unico sdoppiamento del tracciato al km 33.6, dove seguiamo il passaggio di destra (che comunque si ricollega nel ramo che devia momentaneamente verso sinistra), concludendosi sul pianoro prativo di Cima Forca, dove pieghiamo a sinistra per immetterci sulla sterrata che in pochi metri ci riporta al punto di partenza.

Nota: In blu sono segnalati i tratti alternativi e/o opzionali non descritti però dalla grafica (pianta e altimetria).



 

 
Il profilo altimetrico scaturisce da un rilevamento con GPS, pertanto si discosta leggermente dalla reale progressione chilometrica 

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