PERCORSO S3

PRATI STRONCONE - PIE' DI MOGGIO - TERRIA - CONTIGLIANO - CAPPELLETTA DI GRECCIO - PRATI STRONCONE

PIANA REATINA


Lunghezza: ~41.1 Km
Altitudine max: ~1200 m s.l.m.
(disl. tot. salite ~1350m)
Tempo percorrenza indicativo:  ~4h
Difficoltà: Difficile (indice 8)


gps

DATA: Ottobre 2012 

Varianti possibili: Percorso Sc - Percorso Sd

Un bell'anello che si sviluppa interamente o quasi sulla catena dei monti Sabini, in territorio laziale, caratterizzato da un'impegnativa discesa verso la piana reatina, un intermezzo totalmente pianeggiante su di questa e una dura ascesa verso la Cappelletta di Greccio, che seppur non va ad accumulare tanti metri di dislivello, vede pendenze notevoli. La partenza è stata stabilità ai Prati di Stroncone, essendo questa una frequentata meta turistica nel periodo estivo e anche per farla ricadere, come consuetudine, in territorio umbro; effettivamente questo tour può essere più congeniale pianificando una partenza dalla piana reatina (l'ideale potrebbe essere Pie' di Moggio), cosicchè ci si ritrovi a fare un bel riscaldamento prima dell'attacco della dura salita, un tratto montano, terminando in bellezza con la discesa "defaticante". La porzione pianeggiante, che va a solcare la piana reatina, si può considerare un'opzione alla più diretta provinciale SP1 reatina, che tra l'altro permette di accorciare di oltre 3 km il percorso; si consiglia infatti di seguire quest'ultima, seppur interamente asfaltata, dato che non presenta grossi problemi di traffico, dopo che questo è stato assorbito dalla Terni-Rieti, mentre la via descritta, per chi è proprio alla ricerca di vie secondarie, è si ancora più tranquilla e "panoramica" (permette di avere un bel colpo d'occhio sulle creste che dovremo raggiungere successivamente), ma prevede l'attraversamento di un paio di zone recintate (proprietà private). Le maggiori difficoltà sono date dalla difficile discesa verso la piana e la dura salita appena dopo Contigliano. Possibilità di scegliere una discesa verso la piana diversa (meno pendente, ma con fondo più accidentato), optando per la variante Sc per Moggio.
 

Punto di riferimento per la partenza, in loc. Prati di Stroncone, è dato al bivio che si ha, provenendo da Stroncone, all'altezza del parco giochi per bambini, tra le strade Valle Leona (a destra) e quella di sinistra, per i Piani di Ruschio, che andremo a seguire.
Superiamo le case ed il camping lasciandoci l'abitato alle spalle, con la via principale che piegando a destra diviene ampia e sterrata (qui ignoriamo quindi l'asfaltata che sale verso sinistra) proseguendo a salire fino ad arrivare all'altezza di un maneggio, dove lasceremo la via principale, che gli passa a destra, a favore di una secondaria che lo lascia sulla destra (dist ~0.7 Km – alt. ~930 m.). Seguiamo la carrareccia, che borda la lunga striscia prativa dei Piani di Ruschio sulla sinistra (FOTO) (FOTO), per poi piegare a sinistra ed entrare in un valloncello, lasciandoci la parte prativa alle spalle. Questa prevede un brevissimo tratto di poche decine di metri decisamente dissestato, che presumibilmente costringerà a scendere dalla bici, per poi proseguire nel bosco dapprima come sentiero per poi tornare ad ampliarsi. Salendo superiamo un cancello in filo spinato e appena di seguito la via si divide: dritto prosegue il sentiero per Val Fornello (e volendo per il percorso Dl), mentre noi saliremo per la carrareccia di sinistra, affrontando una dura salita, soprattutto se la si trova con fondo dissestato, per fortuna abbastanza breve, che in meno di 200 metri si porta sulla sella ai piedi di Colle Ciarro (dist ~2.3 Km – alt. ~1030 m.) (a destra una divertente discesa fatta di gobbe, sempre il percorso Dl) dove ci colleghiamo alla carrareccia che scende dal monte, che prenderemo verso sinistra, su tratto pianeggiante, appena un po' ondulato, che poi scende verso la Pozza di S.Antonio, un grazioso e piccolo specchio d'acqua montano (FOTO), che iniziamo a lasciarci sulla sinistra, ma senza arrivare alla carrareccia sul lato opposto, pieghiamo sulla destra scendendo per il prato e ripiegando poi leggermente verso sinistra, andando ad individuare il passaggio tra la vegetazione, che, dopo aver attraversato il piccolo letto del fosso Fossa Rossa che li si origina, ci porta sulla carrareccia da seguire verso destra. La sterrata vedrà staccarsi un paio di alternative a destra, che riporterebbero alla destra del fosso, che ignoreremo, andando ad aggirare i 3/4 di Colle Tavola, scendendo su una mulattiera/carrareccia abbastanza accidentata e sassosa nella prima parte, ma che pian piano andrà a migliorare come tipo di fondo; bellissima visuale sulla sottostante piana di Rieti e i suoi laghetti. La via si farà leggermente ondulata nell'ultima parte, ma si tratta di brevi e lievi ascese, giungendo ad una piccola radura (dist ~5.2 Km – alt. ~900 m.) dove per seguire la via principale compiremo una brusca svolta destrorsa e appena di seguito un'altra di mano opposta un po' più complicata, così come sarà un po' più ostico, perchè sassoso, il tratto di sentiero a seguire. Seguiamo lo sviluppo maestro di questo, con tutti i suoi tornantini, scartando un altro sentiero che si stacca a sinistra in direzione contraria alla nostra; si sale un po' per pochi metri per poi riprendere a scendere bello scorrevole, almeno finchè compiendo un'ampia ansa sinistrorsa non prende a scendere decisamente scosceso e abbastanza friabile in caso di terreno arido (o scivoloso se bagnato). Negli ultimi metri la via si sdoppia per alcuni metri, con un ramo di sinistra ancora più scosceso e segnato da un profondo solco e uno di destra appena un po' meno complicato (facciamo riferimento a questo); entrambi scendono sulla sottostante mulattiera pianeggiante, che seguiremo nel ramo di sinistra (a destra porterebbe verso la sorgente del Passo), per qualche metro, dove troveremo un quadrivio: da sinistra scende la via più difficile prima segnalata, dritto prosegue il percorso Sc per Moggio, noi seguiremo il ramo di destra che scende deciso. Questo sentiero scende con una certa decisione, segnato per gran parte da un profondo solco provocato presumibilmente dalle piogge violente; dopo 150 metri dalla sua origine tra l'altro segue un tratto ancora più difficile, dove si sdoppia (qui seguire quello che più vi aggrada, tanto scorrono paralleli) scendendo a mo' di ripido toboga, con i problemi che può dare, se troppo arido o viscido. Per fortuna dopo un centinaio di metri la via torna a farsi più umana, con pendenze abbordabili e fondo scorrevole, sassoso solo in pochi brevi tratti, così come sono brevi i tratti scavati e tra l'altro più facili perchè più ampi; c'è quindi più da divertirsi per tutti in questa ultima parte. Dopo un brusco gomito destrorso si può dire che il sentiero è terminato, visto che appena dopo, superato una porzione di poche decine di metri a rischio rovi, la via si amplia facendosi agevole, salvo un breve tratto sassoso quando si andrà a girare attorno ad una recinzione che cinge una costruzione, superata la quale, dopo circa 200 metri, possiamo lasciare la carrareccia a favore di un sentiero che si stacca a sinistra e scendendo accidentato, si allaccia alla carrareccia da seguire ora verso sinistra. Manteniamo ora lo sviluppo principale di questa, che torna accidentata per una breve porzione, fino a terminare la discesa sulla provinciale SP1 reatina, di fronte all'ingresso sud di Pie di Moggio (cartello), che seguiremo verso destra in direzione Rieti. Fatti 1.7 km di questa appena lievemente ondulata e scarsamente trafficata, giungeremo all'altezza della piccola frazione di Repasto (non segnalata, di cui non restano che poche rovine); qui c'è da decidere sul prosieguo: la via più logica è rappresentata dalla prosecuzione della provinciale, mantenendola ancora per 6.5km, superando Sellecchia e Limiti di Greccio, fino a trovare sulla destra il bivio per Greccio e San Pastore (via tranquilla, pianeggiante, con traffico molto scarso, questo solo più presente nella seconda parte, trattandosi di traffico locale degli abitati adiacenti), oppure si andrà per campagne (ma anche qui ci saranno asfaltate da percorrere), come di seguito segnalato, via adatta a chi proprio vuole zero traffico (o quasi) e non si fa troppi scrupoli di dove si andrà a passare (un paio di proprietà chiuse da sbarre e un paio fangose se ha piovuto recentemente), facendosi un po' più dei 6.5km della provinciale, dove comunque per contro, si avrà una più bella panoramica sulla catena dei sabini e le sue creste che ci andremo a percorrere alla conclusione del giro.
Prendiamo perciò la sterrata che sulla sinistra va a scavalcare la ferrovia Terni-Rieti (c'è pure da scavalcare una catena qui, messa presumibilmente per non fa passare gli autoveicoli in vicinanza dei ruderi probabilmente pericolanti), passiamo accanto ai resti delle vecchie abitazioni, lasciandocele sulla sinistra e iniziamo a solcare la campagna reatina, tenendo sempre la via maestra che dopo alcuni gomiti in poche centinaia di metri passa sotto alla superstrada Terni-Rieti (dove si forma una megapozzanghera se piove!), per poi piegare a destra, (qui si collega da sinistra un viottolo da ignorare) e costeggiare il fiume che ci farà per un po' compagnia sulla sinistra per qualche centinaio di metri, quando piegheremo a destra andando a solcare nel mezzo questo lembo settentrionale della piana reatina. Incrociamo dopo un po' un'altra via, proseguendo dritti, oltrepassando un cartello di proprietà privata a cui segue un doppio gomito e appresso una sbarra che supereremo passando accanto ad una tenuta agricola (qui ho chiesto se si disturbava passando in bici; risposta: "no, ma attenti ai cani"). Proseguendo oltre, dopo aver piegato a destra la via ripasserà sotto la superstrada Terni-Rieti, per ripiegare verso sud e trapassare un'altra sbarra che ci porta fuori della proprietà; siamo nel mezzo della piana, cinta a sinistra dalla catena dei monti reatini e a destra da quella dei sabini, con a mezza costa il paese di Greccio e sopra a questo, sulla cresta, potremo scorgere un puntino bianco che rappresenta la nostra futura meta: la Cappelletta di Greccio. La via compirà un gomito inserendosi su un'asfalta, dove proseguiremo nel senso d'imbocco (se giriamo a destra invece abbiamo la possibilità di tornare sulla Sp1, in loc. Sellecchia) , andando nuovamente a passare sotto alla superstrada, in corrispondenza degli svincoli di questa, proseguendo oltre per mezzo chilometro, lasciandola a favore di un'asfaltata minore sulla destra (dist ~14.1 Km – alt. ~370 m.). Seguiamo sempre questa via che compirà un gomito destrorso, con l'ennesimo oltrepassamento della superstrada, per poi ripiegare nuovamente con altro gomito verso sud, 450 metri oltre il quale, si lascia l'asfaltata per seguire la sterrata di destra che pare puntare diretta verso Greccio. Questa torna a piegare verso sud e subito dopo si oltrepasserà una catena, proseguendo ancora verso sud, ignorando quindi dopo un po' la principale che svolta a destra e mantenendo perciò la direzione sud, superando un'altra sbarra e piegando appena dopo a sinistra; si passa vicino ad una casa e poco dopo, la sterrata termina su un'asfaltata, in prossimità del passaggio a livello, in loc. Terria, che seguiremo verso destra. Fatti 800 metri la strada si biforca, torniamo sulla SP1 prendendo il ramo di destra, in località Spinaceto e fatti 300 metri abbandoneremo definitivamente la provinciale, per prendere a sinistra l'asfaltata che sale per Greccio e San Pastore (se avessimo mantenuto sempre la SP1 da Pie' di Moggio, qui è il punto di riallaccio al percorso). Ci teniamo su questa nuova asfaltata per quasi 400 metri, lasciandola a favore di una sterrata che si stacca sulla sinistra, entra in una pineta e dopo un breve tratto pianeggiante piega a destra prendendo a salire con una certa intensità, fino ad arrivare all'Abbazia di San Pastore (FOTO), dove lasceremo la sterrata, non appena arriveremo all'angolo del muro che la cinge (da destra arriva un'altra sterrata, percorso Sd, proveniente da Greccio, che rappresenta la via del Cammino di Francesco), seguendo il sentiero a sinistra che costeggia il muro, un po' stretto tra questo e una rigogliosa vegetazione un po' invadente sul margine sinistro. Seguendo il sentiero giriamo in parte attorno al muro di recinzione, fino a piegare poi a sinistra, prendendo in leggera discesa, con la via che si fa sempre più ampia, ma che è caratterizzata anche da un fondo in terra estremamente fangoso se è piovuto di recente! Scartiamo una minore che scende sulla sinistra proseguendo in direzione sud-ovest, con il fondo che diviene un po' più battuto più avanti, prendendo poi a salire abbastanza intensa, con alcuni metri in cemento, dove ignoreremo una secondaria che si stacca a sinistra, proseguendo ancora a salire fino a tornare con fondo in terra prima e pochi metri dopo su asfaltata da seguire verso sinistra a scendere per 400 metri, da lasciare poi per un'altra via minore che si stacca a destra, cementata nei primi metri, poi sterrata, che riprende a salire, fino a divenire cementata ed inserirsi su asfaltata da seguire verso sinistra in discesa. Dopo quasi 500 metri la via si biforca, con un ramo che sale sulla destra (di cui si dovrebbe tenere conto se si vuole saltare la terribile salita che ci aspetta appena dopo Contigliano, facendosi invece alcuni chilometri sull'asfaltata che da Contigliano porta a Cottanello), mentre noi manterremo quello di sinistra, che vedrà dopo un po' collegarsi da sinistra la via, sterrata, del Cammino di Francesco. Proseguiamo dritti in direzione sud, risalendo poi un po', oramai alle porte di Contigliano; ci allacciamo ad un'altra asfaltata che seguiremo verso destra, per poi appena dopo inserirsi su un viale alberato che attraversa l'abitato, dove manteniamo il senso d'imbocco, restandovi per poco più di 100 metri, quando  (dist ~23.4 Km – alt. ~420 m.) seguiremo la via che si stacca a destra. Supereremo Piazza Fiume, proseguendo dritti su via Tiburzi, giungendo poi ad un trivio: una via scende da sinistra, dall'antico nucleo del paese, una prosegue dritta (sempre via Tiburzi), noi seguiremo quella che a destra va a scavalcare il fosso tramite un ponte in tavole, divenendo sterrata, per poi subito ripiegare a sinistra costeggiando il corso d'acqua. Proseguiamo per 400 metri, ora in leggera ascesa, per poi trovare pochi metri asfaltati e continuare sempre con la stessa direzione, su ampia sterrata, che vedrà un'altra inserirsi da sinistra poco dopo, da ignorare, continuando a salire con la pendenza che andrà man mano aumentando, fino a giungere di fronte ad una cava, con la via che piega a sinistra facendosi da ora nettamente più dura  (dist ~ Km 24.7 – alt. ~480 m.). I 500 metri circa successivi sono su carrareccia ancora in buono stato, ma con fondo friabile, per poi, all'imbocco di una proprietà, dove lasceremo la via più importante che vi penetra all'interno a favore di una minore che la bypassa sulla sinistra, salire con stessa pendenza, ma con fondo più dissestato e quindi più difficoltosa. Superata la proprietà non resta che salire seguendo il viottolo, con fondo più o meno accidentato a seconda degli eventi atmosferici che lo riguardano, tra l'altro andato peggiorando in questi ultimi anni, con tratti estremamente pendenti che difficilmente si potranno fare in sella nella totale interezza. Continuando a salire superiamo un piccolo traliccio elettrico, con la pendenza che diminuisce un po' poco oltre e la via che si biforca in un duplice sentiero, di cui opteremo per quello di destra (quello che sale di più, tanto per cambiare...) (dist ~ Km 25.9 – alt. ~650 m.). Comunque possiamo dire che il peggio è alle spalle; dopo alcuni metri molto sassosi e ripidi infatti il fondo si fa più pulito e la pendenza torna pedalabile, seppur ancora dura. Qui la via è più stretta e la macchia più fitta per cui qualche ramo può invadere la sede da percorrere, ma sarà senz'altro da preferire rispetto a quanto affrontato poco prima (soprattutto... immaginiamolo in ottica discensiva, una volta che ci si dovesse trovare a scendere da qui!); si mantiene il sentiero fino al suo epilogo, con gli ultimissimi metri che probabilmente costringeranno a scendere di sella, oramai in prossimità dell'asfaltata per Cottanello, (dove ci si ricongiungerà quindi con chi ha optato per la facile salita su asfalto). Seguiamo l'asfaltata a salire, per circa 300 metri, che lasceremo in una piega a sinistra, a favore di una sterrata che si stacca sulla destra e sale, via che seguiremo nel suo sviluppo principale, ignorando perciò un'altra via che si stacca a destra dopo poco più di 200 metri e le altre evidentemente di secondaria importanza più avanti. Dopo una prima frazione più impegnativa, la salita si addolcisce attraversando un tratto boschivo pressochè pianeggiante, dove supereremo una vecchia costruzione a margine della strada e appena dopo scarteremo un'altra via che si stacca a destra. Sostanzialmente tutta la carrareccia sale con pendenza variabile, più che abbordabile, con una rampa un po' più dura che si conclude con un tornante sinistrorso  (dist ~29.4 Km – alt. ~920 m.) dove la via si sdoppia (c'è pure un cartello con l'indicazione del rifugio Monterotondo) e di cui seguiremo la via più interna di sinistra che risale appunto le pendici sud del Monte Rotondo. Fatte alcune centinaia di metri la via passa di fronte ad una casetta in pietra ristrutturata, che ci lasciamo sulla destra, guadagnando in un centinaio di metri la sella dove la via si sdoppia; dritto si scenderebbe verso loc. Piano Spara (e un laghetto che meriterebbe una visita, ad un centinaio di metri), mentre noi pieghiamo a destra, proseguendo a salire, andando a superare quota 1000. Proseguendo la via , il percorso si farà un po' ondulato con un susseguirsi di saliscendi, con fondo prevalentemente agevole, anche se si alternano dei tratti un po' accidentati. Giungeremo quindi a margine di un'area recintata, dove la via si biforca  (dist ~31.9 Km – alt. ~1020 m.) e qui seguiremo la via di destra che va ad aggirare tale recinzione, salendo un po' accidentata, per poi scendere per poche centinaia di metri fino a giungere ad un incrocio tra più vie, di cui seguiremo quella più a sinistra, che scende subito abbastanza ripida e fortemente sconnessa, almeno nei primissimi metri, per poi farsi un po' più abbordabile come tipo di fondo (ma in certi periodi e tutta molto scalinata), fino a tornare agevole nel finale, quando compirà un brusco gomito destrorso, attraversando il tracciato del fosso di Ripagrande, risalendo poi per allacciarsi subito all'ampia sterrata che sale da Greccio (come anche percorso Dl). Non resta ora che seguire questa per tutto il suo sviluppo, con una salita che sostanzialmente sarà di una certa severità, ignorando le secondarie che si staccheranno da questa, come in un tornante sinistro, quasi al culmine del monte Macchia del Lago, dove ignoreremo una carrareccia che si stacca a destra, o circa 600 metri dopo, nel superare una zona prativa, dove scarteremo le vie che si staccano prima sulla destra poi un'altra a sinistra. Si sale sempre con una certa intensità con due bruschi tornanti tra i monti Macchia di Mezzo e delle Croci, oramai in vista della fine delle fatiche (pedalabilmente parlando); la via infatti pare scomparire proprio ai piedi di quest'ultima sommità, piegando un po' a sinistra e scendendo come sterrata nel bosco, ma può valere la pena arrampicarsi prima per i pochi metri che ci separano dal culmine del monte che rappresenta un fantastico balcone naturale sulla piana reatina e sulla catena omonima sul lato opposto (FOTO). Scesi nel bosco per poco più di 200 metri, ripiegheremo a destra risalendo un valloncello con la traccia non molto marcata, ma comunque abbastanza distinguibile, che dopo 150 metri piega a sinistra, ancora in salita, per gli ultimi metri che ci separano dalla quota massima, rappresentato dalla Cappelletta di Greccio, che raggiungeremo presumibilmente con gli ultimi metri (più o meno) a spinta. Nel punto di valico di quello che oramai è un sentiero abbastanza accidentato, soprattutto nei metri che seguiranno a scendere, possiamo risalire i pochi metri con gradini a sinistra, che ci separano dall'antica costruzione, che merita senz'altro una visita (FOTO). Proseguendo il sentiero quindi seguirà una ripida, per quanto breve, malmessa discesa, che termina di fronte ad un albero con il tronco cavo, che supereremo mantenendo la direzione, per poi piegare a destra risalendo, pochi metri dopo per un complicato breve tratto, fino a giungere all'altezza di un cartello con indicazioni in legno (Moggio Greccio) a margine di una radura. Lasciamo la radura sulla sinistra e seguendo sempre il sentiero prendiamo a scendere, superando le ultime asperità sul terreno che potranno anche richiedere qualche passaggio a piedi. Sostanzialmente poi il percorso sarà molto più comodo; anche l'orientamento non rappresenterà un eccessivo problema, salvo che la traccia non resti celata sotto il fogliame autunnale; il sentiero è comunque tracciato con classiche segnalazioni per trekking non visibili nel nostro senso di percorrenza, perché curiosamente vede queste solo rivolte nel senso opposto, ovvero per chi deve raggiungere la Cappelletta provenendo da i Prati, nostra prossima meta; un biglietto di sola andata... Un minimo di attenzione per non perdere la corretta via, va prestata giunti su una selletta, dove vedremo diramarsi due diversi valloncelli  (dist. ~36.4 Km - alt. ~1190 m.), con quello di sinistra che pare più ampio e agevole da percorrere, mentre a ben guardare si noterà che il sentiero, da seguire,  piega verso quello di destra, che andremo a percorrere non lungo l'impluvio, ma a mezza cosa del fianco sinistro. Proseguendo intercetteremo in loc. Sterparino, un altro sentiero da seguire verso destra, (mentre a sinistra prosegue il percorso Dp), superando poi una radura dopo alcune centinaia di metri, sempre con l'alternanza di brevissimi tratti sconnessi, mentre più avanti, piegando a sinistra,ci troveremo a discendere un lungo e divertente, nonchè filante, canalone  (salvo che sia fangoso per piogge), che andrà chiudendosi nella parte finale, con la sterrata che torna a farsi per una breve porzione sassosa ed evidente, uscendo temporaneamente dal bosco nel compiere una svolta verso destra. Dopo alcune centinaia di metri giungiamo ad una recinzione che supereremo attraverso il cancello in filo spinato (se chiuso), mentre subito di seguito la via si sdoppia in due diverse sterrate; seguiamo quella di destra (o se vogliamo dritta, mentre il percorso Dl prosegue per quella di sinistra). Manteniamo questa via fino a che, uscita dal bosco, si inserisce sull'ampia sterrata che solca interamente i Prati di Ruschio, da seguire vero sinistra, per tutto il suo sviluppo. Scendendo passeremo di fronte al maneggio trovato all'andata, a cui siamo passati invece dietro, per poi ricollegarci subito dopo al tratto fatto inizialmente, da fare quindi ora a ritroso e a scendere per tornare in loc. Prati di Stroncone, fino al punto di partenza.


Nota: In blu sono segnalati i tratti alternativi e/o opzionali non descritti però dalla grafica (pianta e altimetria).



 

 
 

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