Varianti possibili:
Percorso
Sc -
Percorso
Sd
Un bell'anello che si sviluppa interamente o quasi sulla catena
dei monti Sabini, in territorio laziale, caratterizzato da un'impegnativa discesa verso la
piana reatina, un intermezzo totalmente pianeggiante su di questa e
una dura ascesa verso la Cappelletta di Greccio, che seppur non va ad
accumulare tanti metri di dislivello, vede pendenze notevoli. La partenza è stata
stabilità ai Prati di Stroncone, essendo questa una frequentata meta
turistica nel periodo estivo e anche per farla ricadere, come
consuetudine, in territorio umbro; effettivamente questo tour può
essere più congeniale pianificando una partenza dalla piana reatina
(l'ideale potrebbe essere Pie' di Moggio), cosicchè ci si ritrovi a
fare un bel riscaldamento prima dell'attacco della dura salita, un
tratto montano, terminando in bellezza con la discesa "defaticante".
La porzione pianeggiante, che va a solcare la piana reatina, si può
considerare un'opzione alla più diretta provinciale SP1 reatina, che
tra l'altro permette di accorciare di oltre 3 km il percorso; si
consiglia infatti di seguire quest'ultima, seppur interamente
asfaltata, dato che non presenta grossi problemi di traffico, dopo che
questo è stato assorbito dalla Terni-Rieti, mentre la via descritta,
per chi è proprio alla ricerca di vie secondarie, è si ancora più
tranquilla e "panoramica" (permette di avere un bel colpo d'occhio
sulle creste che dovremo raggiungere successivamente), ma prevede
l'attraversamento di un paio di zone recintate (proprietà private). Le maggiori difficoltà
sono date dalla difficile discesa verso la piana e la dura salita
appena dopo Contigliano. Possibilità di
scegliere una discesa verso la piana diversa (meno pendente, ma con
fondo più accidentato), optando per la variante
Sc per Moggio.
Punto di riferimento per la partenza, in loc. Prati di Stroncone, è
dato al bivio che si ha, provenendo da Stroncone, all'altezza del
parco giochi per bambini, tra le strade Valle Leona (a destra) e
quella di sinistra, per i Piani di Ruschio, che andremo a seguire.
Superiamo le case ed il camping lasciandoci l'abitato alle spalle, con
la via principale che piegando a destra diviene ampia e sterrata (qui
ignoriamo quindi l'asfaltata che sale verso sinistra) proseguendo a
salire fino ad arrivare all'altezza di un maneggio, dove lasceremo la
via principale, che gli passa a destra, a favore di una secondaria che
lo lascia sulla destra (dist ~0.7 Km – alt. ~930 m.). Seguiamo la
carrareccia, che borda la lunga striscia prativa dei Piani di Ruschio
sulla sinistra
(FOTO)
(FOTO), per poi piegare a sinistra ed entrare in un
valloncello, lasciandoci la parte prativa alle spalle. Questa prevede
un brevissimo tratto di poche decine di metri decisamente dissestato,
che presumibilmente costringerà a scendere dalla bici, per poi
proseguire nel bosco dapprima come sentiero per poi tornare ad
ampliarsi. Salendo superiamo un cancello in filo spinato e appena di seguito
la via si divide: dritto prosegue il sentiero per Val Fornello (e
volendo per il percorso Dl), mentre noi
saliremo per la carrareccia di sinistra, affrontando una dura salita,
soprattutto se la si trova con fondo dissestato, per fortuna
abbastanza breve, che in meno di 200 metri si porta sulla sella ai
piedi di Colle Ciarro (dist ~2.3 Km – alt. ~1030 m.) (a destra una
divertente discesa fatta di gobbe, sempre il percorso
Dl) dove ci colleghiamo alla carrareccia
che scende dal monte, che prenderemo verso sinistra, su tratto
pianeggiante, appena un po' ondulato, che poi scende verso la Pozza di S.Antonio, un grazioso e piccolo specchio d'acqua montano
(FOTO),
che iniziamo a lasciarci sulla sinistra, ma senza arrivare alla
carrareccia sul lato opposto, pieghiamo sulla destra scendendo per
il prato e ripiegando poi leggermente verso sinistra, andando ad
individuare il passaggio tra la vegetazione, che, dopo aver
attraversato il piccolo letto del fosso Fossa Rossa che li si origina, ci porta sulla
carrareccia da seguire verso destra. La sterrata vedrà staccarsi un
paio di alternative a destra, che riporterebbero alla destra del
fosso, che ignoreremo, andando ad aggirare i
3/4 di Colle Tavola, scendendo su una mulattiera/carrareccia
abbastanza accidentata e sassosa nella prima parte, ma che pian piano
andrà a migliorare come tipo di fondo; bellissima visuale sulla
sottostante piana di Rieti e i suoi laghetti. La via si farà
leggermente ondulata nell'ultima parte, ma si tratta di brevi e lievi
ascese, giungendo ad una piccola radura (dist ~5.2 Km – alt.
~900 m.) dove per seguire la via principale compiremo una brusca
svolta destrorsa e appena di seguito un'altra di mano opposta un po'
più complicata, così come sarà un po' più ostico, perchè sassoso, il
tratto di sentiero a seguire. Seguiamo lo sviluppo maestro di questo,
con tutti i suoi tornantini, scartando un altro sentiero che si stacca
a sinistra in direzione contraria alla nostra; si sale un po' per
pochi metri per poi riprendere a scendere bello scorrevole, almeno
finchè compiendo un'ampia ansa sinistrorsa non prende a scendere
decisamente scosceso e abbastanza friabile in caso di terreno arido (o
scivoloso se bagnato). Negli ultimi metri la via si sdoppia per alcuni
metri, con un ramo di sinistra ancora più scosceso e segnato da un
profondo solco e uno di destra appena un po' meno complicato (facciamo
riferimento a questo); entrambi scendono sulla sottostante mulattiera
pianeggiante, che seguiremo nel ramo di sinistra (a destra porterebbe
verso la sorgente del Passo), per qualche metro, dove troveremo un
quadrivio: da sinistra scende la via più difficile prima segnalata,
dritto prosegue il percorso Sc per Moggio, noi seguiremo il ramo di
destra che scende deciso. Questo sentiero scende con una certa
decisione, segnato per gran parte da un profondo solco provocato
presumibilmente dalle piogge violente; dopo 150 metri dalla sua
origine tra l'altro segue un tratto ancora più difficile, dove si
sdoppia (qui seguire quello che più vi aggrada, tanto scorrono
paralleli) scendendo a mo' di ripido toboga, con i problemi che può
dare, se troppo arido o viscido. Per fortuna dopo un centinaio di
metri la via torna a farsi più umana, con pendenze abbordabili e fondo
scorrevole, sassoso solo in pochi brevi tratti, così come sono brevi i
tratti scavati e tra l'altro più facili perchè più ampi; c'è quindi
più da divertirsi per tutti in questa ultima parte. Dopo un brusco
gomito destrorso si può dire che il sentiero è terminato, visto che
appena dopo, superato una porzione di poche decine di metri a rischio
rovi, la via si amplia facendosi agevole, salvo un breve tratto sassoso
quando si andrà a girare attorno ad una recinzione che cinge una
costruzione, superata la quale, dopo circa 200 metri, possiamo
lasciare la carrareccia a favore di un sentiero che si stacca a
sinistra e scendendo accidentato, si allaccia alla carrareccia da
seguire ora verso sinistra. Manteniamo ora lo sviluppo principale di
questa, che torna accidentata per una breve porzione, fino a
terminare la discesa sulla provinciale SP1 reatina, di fronte
all'ingresso sud di Pie di Moggio (cartello), che seguiremo verso
destra in direzione Rieti. Fatti 1.7 km di questa appena lievemente
ondulata e scarsamente trafficata, giungeremo all'altezza della
piccola frazione di Repasto (non segnalata, di cui non restano che
poche rovine); qui c'è da decidere sul prosieguo:
la via più logica è
rappresentata dalla prosecuzione della provinciale, mantenendola
ancora per 6.5km, superando Sellecchia e Limiti di Greccio, fino a
trovare sulla destra il bivio per Greccio e San Pastore (via
tranquilla, pianeggiante, con traffico molto scarso, questo solo più
presente nella seconda parte, trattandosi di traffico locale degli
abitati adiacenti), oppure si
andrà per campagne (ma anche qui ci saranno asfaltate da
percorrere), come di seguito segnalato, via adatta a chi proprio
vuole zero traffico (o quasi) e non si fa troppi scrupoli di dove si
andrà a passare (un paio di proprietà chiuse da sbarre e un paio
fangose se ha piovuto recentemente), facendosi un po' più dei 6.5km
della provinciale, dove comunque per contro, si avrà una più bella
panoramica sulla catena dei sabini e le sue creste che ci andremo a
percorrere alla conclusione del giro.
Prendiamo perciò la sterrata che sulla sinistra va a scavalcare la
ferrovia Terni-Rieti (c'è pure da scavalcare una catena qui, messa
presumibilmente per non fa passare gli autoveicoli in vicinanza dei
ruderi probabilmente pericolanti), passiamo accanto ai resti delle
vecchie abitazioni, lasciandocele sulla sinistra e iniziamo a
solcare la campagna reatina, tenendo sempre la via maestra che dopo
alcuni gomiti in poche centinaia di metri passa sotto alla
superstrada Terni-Rieti (dove si forma una megapozzanghera se
piove!), per poi piegare a destra, (qui si collega da sinistra un
viottolo da ignorare) e costeggiare il fiume che ci farà per un po'
compagnia sulla sinistra per qualche centinaio di metri, quando
piegheremo a destra andando a solcare nel mezzo questo lembo
settentrionale della piana reatina. Incrociamo dopo un po' un'altra
via, proseguendo dritti, oltrepassando un cartello di proprietà
privata a cui segue un doppio gomito e appresso una sbarra che
supereremo passando accanto ad una tenuta agricola (qui ho chiesto
se si disturbava passando in bici; risposta: "no, ma attenti ai
cani"). Proseguendo oltre, dopo aver piegato a destra la via
ripasserà sotto la superstrada Terni-Rieti, per ripiegare verso sud
e trapassare un'altra sbarra che ci porta fuori della proprietà;
siamo nel mezzo della piana, cinta a sinistra dalla catena dei monti
reatini e a destra da quella dei sabini, con a mezza costa il paese
di Greccio e sopra a questo, sulla cresta, potremo scorgere un
puntino bianco che rappresenta la nostra futura meta: la Cappelletta
di Greccio. La via compirà un gomito inserendosi su un'asfalta, dove
proseguiremo nel senso d'imbocco
(se giriamo a destra
invece abbiamo la possibilità di tornare sulla Sp1, in loc.
Sellecchia) , andando nuovamente a passare sotto alla
superstrada, in corrispondenza degli svincoli di questa, proseguendo
oltre per mezzo chilometro, lasciandola a favore di un'asfaltata
minore sulla destra (dist ~14.1 Km – alt. ~370 m.). Seguiamo sempre
questa via che compirà un gomito destrorso, con l'ennesimo
oltrepassamento della superstrada, per poi ripiegare nuovamente con
altro gomito verso sud, 450 metri oltre il quale, si lascia
l'asfaltata per seguire la sterrata di destra che pare puntare
diretta verso Greccio. Questa torna a piegare verso sud e subito
dopo si oltrepasserà una catena, proseguendo ancora verso sud,
ignorando quindi dopo un po' la principale che svolta a destra e
mantenendo perciò la direzione sud, superando un'altra sbarra e
piegando appena dopo a sinistra; si passa vicino ad una casa e poco
dopo, la sterrata termina su un'asfaltata, in prossimità del
passaggio a livello, in loc. Terria, che seguiremo verso destra.
Fatti 800 metri la strada si biforca, torniamo sulla SP1 prendendo
il ramo di destra, in località Spinaceto e fatti 300 metri
abbandoneremo definitivamente la provinciale, per prendere a
sinistra l'asfaltata che sale per Greccio e San Pastore (se avessimo
mantenuto sempre la SP1 da Pie' di Moggio, qui è il punto di
riallaccio al percorso). Ci teniamo su questa nuova asfaltata per
quasi 400 metri, lasciandola a favore di una sterrata che si stacca
sulla sinistra, entra in una pineta e dopo un breve tratto
pianeggiante piega a destra prendendo a salire con una certa
intensità, fino ad arrivare all'Abbazia di San Pastore
(FOTO),
dove lasceremo la sterrata, non appena arriveremo all'angolo del
muro che la cinge (da destra arriva un'altra sterrata, percorso
Sd, proveniente da Greccio, che
rappresenta la via del Cammino di Francesco), seguendo il sentiero a
sinistra che costeggia il muro, un po' stretto tra questo e una
rigogliosa vegetazione un po' invadente sul margine sinistro.
Seguendo il sentiero giriamo in parte attorno al muro di recinzione,
fino a piegare poi a sinistra, prendendo in leggera discesa, con la
via che si fa sempre più ampia, ma che è caratterizzata anche da un
fondo in terra estremamente fangoso se è piovuto di recente!
Scartiamo una minore che scende sulla sinistra proseguendo in
direzione sud-ovest, con il fondo che diviene un po' più battuto più
avanti, prendendo poi a salire abbastanza intensa, con alcuni metri
in cemento, dove ignoreremo una secondaria che si stacca a sinistra,
proseguendo ancora a salire fino a tornare con fondo in terra prima
e pochi metri dopo su asfaltata da seguire verso sinistra a scendere
per 400 metri, da lasciare poi per un'altra via minore che si stacca
a destra, cementata nei primi metri, poi sterrata, che riprende a
salire, fino a divenire cementata ed inserirsi su asfaltata da
seguire verso sinistra in discesa. Dopo quasi 500 metri la via si
biforca, con un ramo che sale sulla destra
(di cui si dovrebbe
tenere conto se si vuole saltare la terribile salita che ci aspetta
appena dopo Contigliano, facendosi invece alcuni chilometri
sull'asfaltata che da Contigliano porta a Cottanello), mentre
noi manterremo quello di sinistra, che vedrà dopo un po' collegarsi
da sinistra la via, sterrata, del Cammino di Francesco. Proseguiamo dritti in
direzione sud, risalendo poi un po', oramai alle porte di Contigliano; ci allacciamo ad un'altra asfaltata che seguiremo verso
destra, per poi appena dopo inserirsi su un viale alberato che
attraversa l'abitato, dove manteniamo il senso d'imbocco, restandovi
per poco più di 100 metri, quando (dist ~23.4 Km – alt. ~420
m.) seguiremo la via che si stacca a destra. Supereremo Piazza
Fiume, proseguendo dritti su via Tiburzi, giungendo poi ad un
trivio: una via scende da sinistra, dall'antico nucleo del paese,
una prosegue dritta (sempre via Tiburzi), noi seguiremo quella che a
destra va a scavalcare il fosso tramite un ponte in tavole,
divenendo sterrata, per poi subito ripiegare a sinistra costeggiando
il corso d'acqua. Proseguiamo per 400 metri, ora in leggera ascesa,
per poi trovare pochi metri asfaltati e continuare sempre con la
stessa direzione, su ampia sterrata, che vedrà un'altra inserirsi da
sinistra poco dopo, da ignorare, continuando a salire con la
pendenza che andrà man mano aumentando, fino a giungere di fronte ad
una cava, con la via che piega a sinistra facendosi da ora
nettamente più dura (dist ~ Km 24.7 – alt. ~480 m.). I 500
metri circa successivi sono su carrareccia ancora in buono stato, ma
con fondo friabile, per poi, all'imbocco di una proprietà, dove
lasceremo la via più importante che vi penetra all'interno a favore
di una minore che la bypassa sulla sinistra, salire con stessa
pendenza, ma con fondo più dissestato e quindi più difficoltosa.
Superata la proprietà non resta che salire seguendo il viottolo, con
fondo più o meno accidentato a seconda degli eventi atmosferici che
lo riguardano, tra l'altro andato peggiorando in questi ultimi anni,
con tratti estremamente pendenti che difficilmente si potranno fare
in sella nella totale interezza. Continuando a salire superiamo un
piccolo traliccio elettrico, con la pendenza che diminuisce un po'
poco oltre e la via che si biforca in un duplice sentiero, di cui
opteremo per quello di destra (quello che sale di più, tanto per
cambiare...) (dist ~ Km 25.9 – alt. ~650 m.). Comunque possiamo dire
che il peggio è alle spalle; dopo alcuni metri molto sassosi e
ripidi infatti il fondo si fa più pulito e la pendenza torna
pedalabile, seppur ancora dura. Qui la via è più stretta e la
macchia più fitta per cui qualche ramo può invadere la sede da
percorrere, ma sarà senz'altro da preferire rispetto a quanto
affrontato poco prima (soprattutto... immaginiamolo in ottica discensiva,
una volta che ci si dovesse trovare a scendere da qui!); si
mantiene il sentiero fino al suo epilogo, con gli ultimissimi metri
che probabilmente costringeranno a scendere di sella, oramai in
prossimità dell'asfaltata per Cottanello, (dove ci si ricongiungerà
quindi con chi ha optato per la facile salita su asfalto). Seguiamo
l'asfaltata a salire, per circa 300 metri, che lasceremo in una
piega a sinistra, a favore di una sterrata che si stacca sulla
destra e sale, via che seguiremo nel suo sviluppo principale,
ignorando perciò un'altra via che si stacca a destra dopo poco più
di 200 metri e le altre evidentemente di secondaria importanza più
avanti. Dopo una prima frazione più impegnativa, la salita si
addolcisce attraversando un tratto boschivo pressochè pianeggiante,
dove supereremo una vecchia costruzione a margine della strada e
appena dopo scarteremo un'altra via che si stacca a destra.
Sostanzialmente tutta la carrareccia sale con pendenza variabile,
più che abbordabile, con una rampa un po' più dura che si conclude
con un tornante sinistrorso (dist ~29.4 Km – alt. ~920 m.)
dove la via si sdoppia (c'è pure un cartello con l'indicazione del
rifugio Monterotondo) e di cui seguiremo la via più interna di
sinistra che risale appunto le pendici sud del Monte Rotondo. Fatte
alcune centinaia di metri la via passa di fronte ad una casetta in
pietra ristrutturata, che ci lasciamo sulla destra, guadagnando in
un centinaio di metri la sella dove la via si sdoppia; dritto si
scenderebbe verso loc. Piano Spara
(e un laghetto che meriterebbe
una visita, ad un centinaio di metri), mentre noi pieghiamo a
destra, proseguendo a salire, andando a superare quota 1000.
Proseguendo la via , il percorso si farà un po' ondulato con un
susseguirsi di saliscendi, con fondo prevalentemente agevole, anche
se si alternano dei tratti un po' accidentati. Giungeremo quindi a
margine di un'area recintata, dove la via si biforca (dist
~31.9 Km – alt. ~1020 m.) e qui seguiremo la via di destra che va ad
aggirare tale recinzione, salendo un po' accidentata, per poi
scendere per poche centinaia di metri fino a giungere ad un incrocio
tra più vie, di cui seguiremo quella più a sinistra, che scende
subito abbastanza ripida e fortemente sconnessa, almeno nei
primissimi metri, per poi farsi un po' più abbordabile come tipo di
fondo (ma in certi periodi e tutta molto scalinata), fino a tornare
agevole nel finale, quando compirà un brusco gomito destrorso,
attraversando il tracciato del fosso di Ripagrande, risalendo poi
per allacciarsi subito all'ampia sterrata che sale da Greccio (come
anche percorso Dl). Non resta ora che seguire questa per tutto il
suo sviluppo, con una salita che sostanzialmente sarà di una certa
severità, ignorando le secondarie che si staccheranno da questa,
come in un tornante sinistro, quasi al culmine del monte Macchia del
Lago, dove ignoreremo una carrareccia che si stacca a destra, o
circa 600 metri dopo, nel superare una zona prativa, dove scarteremo
le vie che si staccano prima sulla destra poi un'altra a sinistra.
Si sale sempre con una certa intensità con due bruschi tornanti tra
i monti Macchia di Mezzo e delle Croci, oramai in vista della fine
delle fatiche (pedalabilmente parlando); la via infatti pare
scomparire proprio ai piedi di quest'ultima sommità, piegando un po'
a sinistra e scendendo come sterrata nel bosco,
ma può valere la pena
arrampicarsi prima per i pochi metri che ci separano dal culmine del
monte che rappresenta un fantastico balcone naturale sulla piana
reatina e sulla catena omonima sul lato opposto
(FOTO).
Scesi nel bosco per poco più di 200 metri, ripiegheremo a destra
risalendo un valloncello con la traccia non molto marcata, ma
comunque abbastanza distinguibile, che dopo 150 metri piega a
sinistra, ancora in salita, per gli ultimi metri che ci separano
dalla quota massima, rappresentato dalla Cappelletta di Greccio, che
raggiungeremo presumibilmente con gli ultimi metri (più o meno) a
spinta. Nel punto di valico di quello che oramai è un sentiero
abbastanza accidentato, soprattutto nei metri che seguiranno a
scendere, possiamo risalire i pochi metri con gradini a sinistra,
che ci separano dall'antica costruzione, che merita senz'altro una
visita (FOTO). Proseguendo
il sentiero quindi seguirà una ripida, per quanto breve, malmessa
discesa, che termina di fronte ad un albero con il tronco cavo, che
supereremo mantenendo la direzione, per poi piegare a destra
risalendo, pochi metri dopo per un complicato breve tratto, fino a
giungere all'altezza di un cartello con indicazioni in legno (Moggio Greccio)
a margine di una radura. Lasciamo la radura sulla sinistra e seguendo
sempre il sentiero prendiamo a scendere, superando le ultime asperità
sul terreno che potranno anche richiedere qualche passaggio a piedi.
Sostanzialmente poi il percorso sarà molto più comodo; anche
l'orientamento non rappresenterà un eccessivo problema, salvo che la
traccia non resti celata sotto il fogliame autunnale; il sentiero è comunque tracciato con classiche segnalazioni per
trekking non visibili nel nostro senso di percorrenza, perché
curiosamente vede queste solo rivolte nel senso opposto, ovvero per chi
deve raggiungere la Cappelletta provenendo da i Prati, nostra prossima
meta; un biglietto di sola andata... Un
minimo di attenzione per non perdere la corretta via, va prestata
giunti su una selletta,
dove vedremo diramarsi due diversi valloncelli (dist. ~36.4 Km - alt.
~1190 m.), con quello di sinistra che
pare più ampio e agevole da percorrere, mentre a ben guardare si
noterà che il sentiero, da seguire, piega verso quello di
destra, che andremo a percorrere non lungo l'impluvio, ma a mezza cosa
del fianco sinistro. Proseguendo intercetteremo in loc. Sterparino, un
altro sentiero da seguire verso destra, (mentre a sinistra prosegue il percorso Dp),
superando poi una radura dopo alcune centinaia di metri, sempre
con l'alternanza di brevissimi tratti sconnessi, mentre più avanti,
piegando a sinistra,ci
troveremo a discendere un lungo e divertente, nonchè filante,
canalone (salvo che sia fangoso per piogge), che andrà
chiudendosi nella parte finale, con la sterrata che torna a farsi
per una breve porzione sassosa ed evidente, uscendo temporaneamente
dal bosco nel compiere una svolta verso destra. Dopo alcune
centinaia di metri giungiamo ad una recinzione che supereremo
attraverso il cancello in filo spinato (se chiuso), mentre subito di
seguito la via si sdoppia in due diverse sterrate; seguiamo quella
di destra (o se vogliamo dritta, mentre il percorso Dl prosegue per
quella di sinistra). Manteniamo questa via fino a che, uscita dal
bosco, si inserisce sull'ampia sterrata che solca interamente i
Prati di Ruschio, da seguire vero sinistra, per tutto il suo
sviluppo. Scendendo passeremo di fronte al maneggio trovato
all'andata, a cui siamo passati invece dietro, per poi ricollegarci
subito dopo al tratto fatto inizialmente, da fare quindi ora a
ritroso e a scendere per tornare in loc. Prati di Stroncone, fino al punto di
partenza.
Nota: In blu sono segnalati i
tratti alternativi e/o opzionali non descritti però
dalla grafica (pianta e altimetria).
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