Un percorso che a cavallo del
confine tra Umbria e Lazio, ci porta per due volte a godere dei bei
panorami oltre i mille metri toccando località famose per la prima
rappresentazione della natività nel 1223; si punta netto verso sud, passando
per il santuario di San Francesco, fino a doppiare il conosciuto paese
di Greccio, per poi tornare verso nord salendo decisamente in quota
per scollinare in corrispondenza della Cappelletta di Greccio,
concludendo
con la discesa verso località Prati di Stroncone.
La difficoltà massima è costituita dalla lunga ascesa verso la
Cappelletta, sul monte Lacerone, su strada che è sostanzialmente agevole, visto che è
transitabile anche dalle auto (per la verità
rarissime), ma che in qualche tratto richiede un certo impegno
aggiuntivo a causa della sagoma del fondo un po' deformata, abbinata a
graniglia e ciottolame non compattato.
Infine da segnalare che la percorribilità nei tratti di bosco, nel
periodo autunnale, pur spettacolare perchè permette di godere dei
tanti colori tipici del periodo, è un po' problematica, per lo spesso
strato di fogliame che oltre a nascondere eventuali insidie al suolo,
cela in alcuni tratti la traccia da seguire.
Salendo a Moggio Reatino, minuscola frazione del comune di Rieti,
superando il nucleo principale del borgo per salire verso le ultime
case, si incontra nel bel mezzo di uno slargo un bel fontanile di
acqua fresca, preso a riferimento per la partenza dell'attuale
itinerario [rif.
Percorso D1 - Km. 22].
Proseguiamo a salire gli ultimi metri di asfalto, finchè
superato un bivio e mantenuto il ramo di destra, si trova dopo pochi
metri lo sterrato, che si impenna notevolmente, tutto sommato agevole,
anche se alcuni tratti possono essere lievemente sconnessi. Manteniamo
sempre la via principale che sale quasi ininterrottamente scendendo
appena qualche metro in corrispondenza del superamento di una striscia
prativa solcata da più tracce parallele provenienti da I Prati, per
poi riprendere sostanzialmente a salire, finchè al km 1.8 lasciamo la
via principale che continua a salire (appena
oltre avremmo il bivio che segna l'inizio del percorso Db, che ha
anch'esso come tappa il laghetto di S.Antonio) a favore di
un'altra via sterrata che si origina sulla sinistra e scende per i
primi metri.
Segue un tratto dapprima un po' ondulato seguito da un altro che ci
porta a salire con una certa decisione di quota, attraversando una
zona recentemente disboscata, il che ci permette di godere di una
bella visuale verso valle. Ignoriamo una secondaria che si stacca
verso destra salendo ripida (breve scorciatoia impervia), così come
ignoriamo appena di seguito un'altra secondaria che si stacca verso
sinistra in corrispondenza di un brusco gomito destrorso; appena dopo si
ricongiunge da destra la scorciatoia. Proseguiamo a salire fino a
scollinare temporaneamente (dist. ~3.0 Km - alt. ~1010 m.) al cospetto
di un bell'appezzamento prativo che aggiriamo seguendo sempre la
strada semipianeggiante, che poi ci porta nei pressi di un casolare di
montagna, dove pieghiamo verso destra, ignorando la via di sinistra
che porta verso dei ricoveri per animali, salendo un breve tratto
ripido fino a guadagnare l'altura sovrastante. Da qui seguendo la
traccia principale scendiamo verso il piccolo laghetto di S. Antonio (FOTO),
che ci lasciamo sulla destra, lasciando la traccia principale (è la
via da cui si proviene seguendo il percorso Db, da qui in comune per
un tratto con
il percorso attuale) e
aggirando il piccolo specchio d'acqua per un quarto, fino ad
incontrare un'altra sterrata che evidente e un po' sconnessa sale con
decisione. Alcuni metri ad altitudine costante poi giunti in una zona
di roccia grigiastra friabile (dist. ~4.3 Km - alt. ~1040 m.) lasciamo
la principale che proseguirebbe a salire verso Colle Tavola, per
scendere invece sulla destra: delle due vie scartiamo quella più a
destra dissestata (più ampia) per seguire invece il sentiero che superate alcune
gobbe, piega poi verso destra fino a scendere confluendo sull'impluvio
dove troviamo una sorta di carrareccia, da prendere verso sinistra. C'è
comunque la possibilità di seguirlo anche nel senso opposto, verso
destra, che conduce verso località i Prati,
(appena meno di 1.5 km di strada e sentiero abbastanza facile, tranne
qualche metro impercorribile a metà tragitto), confluendo sulla
strada principale appena dopo aver superato, sul retro, un maneggio.
Manteniamo la traccia che dopo circa 150 metri si sdoppia: a destra si
prosegue per il percorso Db, mentre per l'attuale proseguiamo con la
traccia di sinistra che prosegue a declinare lievemente con costanza,
a tratti più ampia a tratti meno, ma sempre agevole, finchè si entra
nella macchia più fitta e si inizia a scendere più marcatamente (dist.
~5.1 Km - alt. ~980 m.). Dopo alcune decine di metri il sentiero si
disunisce dall'impluvio, facendoci percorrere un tratto a mezza costa
sul versante destro di val Fornello, mentre poco dopo e per alcune
centinaia di metri, la percorribilità si fa più difficoltosa per
alcune asperità rocciose che emergono dal terreno. Aggirando in parte
Colle I tre Confini, manteniamo la traccia, praticamente univoca, fino
al km 6.4, dove questa si sdoppia; seguiamo la traccia più importante
di destra, che appena qualche metro dopo si divide ancora: una coppia
più evidenti scendono, noi ne seguiamo invece una terza che sale per
qualche metro alla destra di queste, tra qualche asperità rocciosa
per pochi metri, per poi spianare, proseguendo con un divertente
saliscendi tra gli alberi. Dopo circa 400 metri ci inseriamo su
un'altro sentiero da seguire verso sinistra, che in poche decine di
metri a salire ci porta ad intercettare la via selciata che
rappresenta il sentiero Francescano che salendo da Greccio porta
all'altipiano dei Prati di Ruschio (dist. ~6.9 Km - alt. ~890 m.).
Prendiamo a seguire la selciata in discesa, con qualche basso gradino
nel tratto iniziale rettilineo, cui segue una parte un po' più
tortuosa per una serie di stretti gomiti; in corrispondenza di uno di
questi, destrorso, al km 7.7, abbandoniamo la selciata (che
prosegue invece portando più direttamente a Greccio, ma bypassando il
santuario), a favore di un sentiero che qui si origina e che
dopo un primo tratto abbordabile, si fa per una breve porzione di
pochi metri più scosceso e dissestato. Il sentiero prosegue a
scendere nel bosco portandoci in vista del Santuario di S. Francesco,
che scorgeremo appena sotto di noi sulla destra; qui incontreremo una
diramazione verso sinistra, rappresentata da un altro comodo e ampio
sentiero che costituisce
un'interessante e consigliata opzione panoramica sulla valle reatina,
che allunga un po' il percorso, ma ci porterebbe a percorrere una
sorta di anello molto schiacciato, con una doppia traccia che scorre
parallela, l'andata appena altimetricamente più alta del ritorno.
Scesi sulla destra appena pochi metri dopo, di fronte alla grande
croce in metallo, abbiamo un'altra diramazione sulla sinistra (la via
di ritorno dell'alternativa sopra descritta) dove di nuovo opteremo
per la destra, giungendo oramai all'altezza del santuario di San
Francesco, famoso per aver ospitato la prima rappresentazione del
presepio vivente, realizzato dal Santo patrono d'Italia, nel 1223 (dist. ~8.3 Km - alt.
~650 m.). Superato il piazzale seguiamo l'asfaltata che scende,
lasciandoci il saltuario alle spalle e dopo aver fatto la S che la strada
descrive, ci inseriamo poco più sotto su un'altra asfaltata
dove manteniamo la direzione di provenienza, puntando verso Greccio,
che raggiungeremo in un paio di chilometri; da segnalare solo che a
metà di questo tratto, da destra, vedremo ricongiungersi via Stroncone,
ovvero il proseguimento della selciata prima abbandonata. La strada
che va ad attraversare il famoso paese del reatino, passa a fianco
alla piazza principale del paese (sulla sinistra) dove
volendo potremo rifornirci d'acqua alla fontana (dist. ~10.8 Km - alt.
~700 m.). Superata la piazza, si scende per un viale alberato e quando
questi piega leggermente verso sinistra lo lasciamo per seguire
l'asfaltata minore che si origina verso destra a salire. Fatti alcuni
metri la via si biforca ancora; seguiamo ancora la destra
(contraddistinta da un cartello di divieto di accesso), cementata per
alcuni metri, per poi iniziare con la lunga sterrata che ci porterà
in quota.
Ci aspettano quindi 5 chilometri di dura salita, lungo il versante est
del monte Macchia di Mezzo, con pendenza media
del 10% (ovvio che significhi che alcuni tratti saranno più pendenti)
su fondo sostanzialmente buono, considerando che è destinata ad
essere percorsa anche dai mezzi a quattro ruote (io sinceramente con
la mia auto non ci andrei); forse un paio di porzioni sono al limite
dello sconnesso, perchè con fondo sassoso e irregolare, ma si è preferito lasciare rappresentato tutto
uniforme, in questo caso agevole, dato il grado mutevole già da un mese all'altro delle
condizioni, per interventi meteorologici violenti o dell'uomo. Anche
l'orientamento non è un problema; basta seguire l'ampia via
principale e ignorare qualsiasi diramazione secondaria, inclusa una
nella parte finale che irta, sulla destra, ha nella sua origine anche un
cartello che indica la Cappelletta, non adatta ad essere percorsa in
bici (quantomeno in sella). Si giungerà in un punto della sterrata
dove questa pare scollinare (dist. ~15.9 Km - alt. ~1170 m.),
prendendo a scendere, mentre noi qui la abbandoniamo riprendendo subito a
salire sulla destra, seguendo la debole traccia segnata sulla striscia
erbosa, che vedremo, a mezza costa, piegare sulla sinistra e dopo
poche decine di metri, scollinare infilandosi nel bosco, con qualche
metro sconnesso. Se invece
si prosegue (altamente consigliato!) la costa prativa per la sua
interezza, guadagnando la cima dell'altura caratterizzata da una serie
di rocce affioranti, distante pochi metri, si potrà godere di uno dei
più bei panorami che si possono avere su gran parte della piana
reatina e i monti che la cingono a est (FOTO).
Seguendo la via che scende nel bosco piegando a sinistra (occhio in
caso di traccia nascosta dal fogliame a non infilarsi nel valloncello,
ma percorrere longitudinalmente l'altura che lo delimita a
destra) andando ad attraversare
una piccola radura con la strada che ha ripreso a salire, divenendo presto
ben marcata, ma più ripida e sconnessa. Superati gli ultimi metri più
dissestati e impervi (presumibilmente a piedi) siamo finalmente giunti
ai piedi della Cappelletta di Greccio (dist. ~16.4 Km - alt. ~1205 m.),
luogo in cui saliva San Francesco per ritirarsi in solitudine, dalla
quale ci separa solo qualche gradino sulla sinistra (FOTO).
Proseguendo nella direzione di provenienza seguiamo il sentiero,
lasciandoci i gradini sulla sinistra, che prenderà a scendere, ancora
un po' sconnesso a causa di qualche scalino naturale fino a terminare
la prima discesa al cospetto di un grosso albero con il tronco cavo,
che superiamo mantenendo ancora la direzione, riprendendo subito a salire un
complicato breve tratto che piega leggermente a destra, fino a giungere all'altezza di un cartello con
indicazioni in legno (Moggio Greccio). Lasciamo una radura sulla sinistra e seguendo
sempre il sentiero prendiamo a scendere, superando le ultime asperità
sul terreno che potranno anche richiedere qualche passaggio a piedi.
Sostanzialmente poi il percorso sarà molto più comodo; anche
l'orientamento non rappresenterà un eccessivo problema, salvo che la
traccia non resti celata sotto il fogliame autunnale; il sentiero è comunque tracciato con classiche segnalazioni per
trekking non visibili nel nostro senso di percorrenza, perché
curiosamente vede queste solo rivolte nel senso opposto, ovvero per chi
deve raggiungere la Cappelletta provenendo da i Prati, nostra prossima
meta; un biglietto di sola andata... Un
minimo di attenzione per non perdere la corretta via, va prestata
attorno al km 17.2, quando giunti su una selletta,
vedremo diramarsi due diversi valloncelli, con quello di sinistra che
pare più ampio e agevole da percorrere, mentre a ben guardare si
noterà che il sentiero, da seguire, piega verso quello di
destra, che andremo a percorrere non lungo l'impluvio, ma a mezza cosa
del fianco sinistro. Superiamo una radura dopo alcune centinaia di metri, sempre
con l'alternanza di brevissimi tratti sconnessi, mentre più avanti ci
troveremo a discendere un lungo e divertente, nonchè filante,
canalone, che andrà chiudendosi nella parte finale, con la sterrata
che torna a farsi per una breve porzione sassosa ed evidente, uscendo
temporaneamente dal bosco nel compiere una svolta verso destra (dist.
~18.6 Km - alt. ~1020 m.). Dopo alcune centinaia di metri giungiamo ad
una recinzione che supereremo attraverso il cancello in filo spinato
(se chiuso),
mentre subito di seguito la via si sdoppia in due diverse sterrate;
seguiamo quella di sinistra, se non altro perchè ci permette di
prolungare un po' di più la percorrenza in questo bel bosco, tramite una facilissima
e piacevole via, anche se entrambe le alternative confluiscono sulla
via che scende da i piani di Ruschio verso i Prati di Stroncone.
Giunti ad una radura ci inseriamo su un'altra sterrata che seguiamo
verso destra, che con poche centinaia di metri ci porterà, appena
fuori dal bosco, ad inserirci sulla sterrata che presa verso sinistra
ci farà scendere verso i Prati, attraversando la lunga e balla
striscia prativa che contraddistingue la località (a
destra si risalirebbe all'origine della selciata fatta parzialmente
nella prima parte). Superato un
maneggio, segue un ultimo tratto che scende appena più marcato,
imbrecciato, per poi proseguire su asfalto sempre a scendere, oramai
nel pieno della località montana. Al successivo bivio (dist. ~21.7 Km - alt.
~905 m.), di fianco all'area giochi attrezzata, prendiamo il ramo di
destra e se vogliamo ricollegarci al percorso principale della zona
(D1) dopo altri 150 metri seguendo l'asfaltata minore di destra che
prende man mano sempre più a salire, concludiamo il percorso al
successivo bivio [rif.
Percorso D1 - Km. 19].
Nota: In blu sono
segnalati i tratti alternativi e/o opzionali non descritti però dalla
grafica (pianta e altimetria).
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