Bell'anello a nord di Terni, per
gran parte giacente nella provincia di Perugia, che
vede come base di partenza/arrivo la cittadina di Acquasparta e come
protagonisti principali prima i monti Martani e poi due soggetti di
interesse storico, l'antico tracciato della via Flaminia e il ponte
Fonnaia di origine romana in epoca pre-Cristo. Anello che andrà a
congiungersi con l'altro anello costituito dal percorso N1,
permettendo un interscambio fra essi. Nel suo insieme, visto il
chilometraggio non eccessivo, può essere alla portata della maggior
parte dei bikers, con la salita ed il tratto in quota con pendenze non
esasperate (se non brevissime porzioni di lunghezza pressochè
insignificante) e con il tratto più ostico costituito dalla lunga
discesa che ci farà abbandonare le quote più elevate, pendenza media
del 17% per quasi 4 chilometri su fondo accidentato e friabile.
Successivamente un alternarsi si sterrate e asfaltate ci consentono di tenerci lontani dalle arterie principali
più trafficate e al contempo di passare per le belle campagne umbre e
vie di comunicazioni di interesse storico.
Punto di riferimento per la partenza.ad Acquasparta, lungo la
provinciale Tiberina, al bivio in cui si ha una diramazione a sinistra
che sale verso il nucleo principale della cittadina (nostra via di
ritorno), mentre alla
stessa altezza, sulla destra, c'è la via d'ingresso all'adiacente
stazione ferroviaria.
Proseguiamo sulla Tiberina, in leggera discesa, per circa 4.5 km,
quando questa compie due gomiti successivi, il primo a destra e il
secondo a sinistra e in corrispondenza di quest'ultimo lasciamo la
provinciale seguendo l'asfaltata che si stacca a destra, con
indicazione Mezzanelli, mantenendola per soli 200 metri, perchè
lasceremo anche questa piegando a sinistra a favore di un'altra
asfaltata che ci fa in pratica invertire la direzione prendendo a
salire. Manteniamo la via principale, superando dopo un po' una
piccola frazione, dove manteniamo la sinistra, per poi, dopo poche
centinaia di metri, in corrispondenza di un'edicola, inserirci sulla
SP 316, da seguire verso sinistra per Colpetrazzo (dist. ~6.5 Km - alt.
~320 m.), che raggiungiamo in breve. Giunti all'imbocco del paese,
seguiamo la prima sterrata che troviamo sulla destra, al km 7, che
prende a salire. Seguiamo quindi la sterrata che sale più o meno
costante, ignorando le minori che si diramano lateralmente, come
quella al km 7.6 verso sinistra; incrociamo dopo quasi 200 metri,
un'altra carrareccia da ignorare mantenendo la direzione, così come
al km 8.1, in corrispondenza del primo di una serie di tornanti, dove
va ignorata un'altra sterrata che si origina verso destra. Inizia
quindi l'ascesa vera e propria verso Pizzo Torricella, con una salita
mediamente impegnativa, facile come consistenza del terreno e come
orientamento, trattandosi di un'unica carrareccia, con una sola
diramazione al km 8.9 verso sinistra, che scarteremo, proseguendo a
salire all'ombra del bosco. La salita più intensa può dirsi conclusa
poco dopo aver superato località Porchereccie (dist. ~10.3 Km - alt.
~600 m.), recentemente attrezzata a zona pic-nic, (anche se un po'
fuori mano) con la via che presenterà un breve tratto pianeggiante e,
dopo la Troscia del Trabocco, una breve discesa finale che ci
farà inserire, nell'ampio stradone bianco che sale dalla zona di
Massa Martana. Seguiamo ora questo che sale imperterrito con pendenza
costante e direzione univoca (nord) per oltre un chilometro (davanti a
noi in lontananza possiamo scorgere la cima del Monte Martano, una
nostra prossima tappa), per poi invertire la rotta con un tornante,
proseguendo ancora a salire per almeno un chilometro e mezzo, dove, in
località Troscignole, si ha un po' di respiro con alcune centinaia di
metri discensivi, fino al successivo ampio gomito sinistrorso, appena
prima del quale si ricongiunge da destra la carrareccia proveniente da
Casetta dello Scoppio e si ha quindi il breve tratto in comune con il
percorso N1. Segue meno di un
chilometro di leggera ascesa finchè lo stradone piega verso destra e
qui lo lasciamo (dist. ~16.9 Km - alt. ~865 m.) a favore di una
carrareccia che si origina sulla sinistra, subito sbarrata da un
cancello di una recinzione per bestiame, che ci chiuderemo alle
spalle, per poi proseguire sulla via che passa in mezzo agli stazzi.
Manteniamo la via principale che s'incunea in uno stretto valloncello
a ridosso di un fosso, ignorando, quando questa compie un gomito
sinistrorso, la carrareccia che si origina a destra, giungendo dopo
meno di 500 m all'altezza di una pozza d'acqua artificiale. Qui
una traccia di sentiero la aggira continuando dalla parte opposta, per
poi, all'altezza della soprastante vicina selletta, sdoppiarsi in più
tracce; una di queste prosegue sul versante destro della valle che ci
si trova di fronte, tagliando a mezza costa il monte
(che invece
andremo a percorrere sul crinale seguendo il percorso originario) e
rappresenterebbe la normale prosecuzione del percorso per il Fosso di
Pozzale, se non fosse che questa via è decisamente impervia, con
fastidiosi cespugli di rovi e ginepri che occludono il passaggio. Poi
si perderebbe l'ottimo panorama che invece si può godere dal crinale
del monte oltre i 1000 metri, che invece andremo a percorrere di
seguito.
All'altezza della pozza d'acqua pieghiamo a destra, seguendo
una debole traccia che sale ripida, lungo l'insenatura formata
dall'impluvio, che con fatica andiamo a risalire seguendone
l'andamento, continuando a piegare sempre più a destra fino a farci
compiere un ampio arco di 180° che si conclude con l'arrivo sul punto
più basso di una sella, dove, senza superare la recinzione in filo
spinato che ci troviamo di fronte, compiamo un'inversione di direzione
verso sinistra, seguendo una debole traccia sull'erba, che appena
sottocosta, avanzando, ci farà guadagnare il crinale oltre i 1000
metri, che seguito longitudinalmente ci permetterà di godere di uno
stupendo panorama, con il monte Forzano che svetta appena più alto
sulla destra. Continuando a seguire il crinale, vedremo che questo si
sdoppia, ricongiungendosi però nell'attraversamento del fosso di
Pozzale; trattandosi di uno sviluppo pressoché identico, stesso
discorso per la pendenza (almeno 30%) possiamo optare per una
qualsiasi delle alternative, basta che giunti in fondo (dist. ~19.5 Km - alt.
~950 m.) (qui da sinistra arriva il sentiero alternativo proveniente
dalla pozza artificiale precedentemente descritto), risaliamo la costa
di fronte, tagliandola leggermente verso sinistra (scendendo la
scoscesa costa precedente, si localizza facilmente la pozza d'acqua da
dove si origina la sterrata appena sopra che dovremo imboccare) e
mettendo in conto poche decine di metri spingendo la bici. Guadagnata
in breve l'altitudine dove si trova una pozza recintata, possiamo
risalire la nuova sterrata che risale la valle solcata dal fosso di
Pozzale, con a destra il monte Capoccia Pelata, che con un abbastanza
impegnativo tratto di un chilometro e mezzo circa ci porterà a
sfiorare i 1100 metri di altitudine, quasi a percorre la sommità di
un nuovo lungo crinale; da qui nuovo bel panorama verso la vallata di
Spoleto e Foligno, con i monti Brunette, Serano e Subasio in bella
vista. Lungo tratto discensivo su via sempre abbordabile, ma un po'
sassosa, fino a giungere al Passo di Acqua Canale (al termine della
discesa troviamo abitualmente un cancello da richiudere). Ci inseriamo
qui sull'ampio stradone bianco che sale da Massa Martana (da sinistra)
verso la cima del Monte Martano (verso destra); in più, sulla destra
si origina la sterrata che scende al paese omonimo (Montemartano).
Seguiamo quindi lo stradone verso destra in leggera ascesa, che dopo
aver superato una breve porzione boschiva, esce sull'asfaltata che
sale da destra da Giano dell'Umbria, che seguiremo quindi verso
sinistra ancora a salire. L'asfalto lascerà presto il posto allo
sterrato, con la via che si inerpica tra le poche case e le antenne
che sono disseminate sulla sommità del monte. Seguendone lo sviluppo
principale continuiamo a salire (la sterrata minore di sinistra
al km 25.4 è solo una scorciatoia che abbrevia di pochi metri)
godendo del bel panorama verso fondo valle e scorgendo distintamente
Todi, giungiamo in cima, occupata da un presidio militare, che
aggiriamo verso sinistra, giungendo sul lato opposto di questo, appena
di fronte ad una piattaforma per gli elicotteri (dist. ~26.2 Km - alt.
~1095 m.).
E' venuto il momento di lasciare le quote più alte di questo percorso
e anche precipitevolmente, dal momento che lo faremo tramite una
ripidissima, quanto complicata, via ciottolosa che scorgeremo scendere
dritta in direzione sud-ovest; finchè possibile potremo semplificare
i primi metri sfruttando il margine percorribile a sinistra della
sede, anche se poi saremo costretti a nel percorso sui sassi della via. Il tratto più
difficile è costituito dai primi due chilometri, dove non è
semplicissimo governare il mezzo su un tale abbinamento di pendenza e
fondo sassoso non compattato, anche
se (consigliato per chi non ha molta dimestichezza con i passaggi più
tecnici) al km 27.5 sulla destra può venire in aiuto una sterrata
carrozzabile, che si avvicina a pochi metri dalla nostra via, tanto da
permettere il passaggio su questa e riprendere il nostro tracciato 500
metri più sotto, saltandone il breve tratto più complicato,
una breve porzione di poche decine di metri attorno al km 28, con
fondo ancora più dissestato e sede che si assottiglia fino a divenire
quasi un single track. Ancora un breve tratto, con la carrareccia che torna
ad essere ampia, ma continua sempre a scendere decisa e ancora sassosa, finchè
incontreremo la prima curva, verso destra. Seguiamo sempre la via
principale che scende ora più tortuosa e un po' più stretta tra alti
cespugli e un breve tratto boschivo dove compiamo uno stretto gomito
verso sinistra, fino a giungere ad un casolare in ristrutturazione al
km 29.4, dove proseguiamo mantenendo la direzione. Scartiamo la
sterrata che 250 metri dopo si dirama verso destra, piegando invece a
sinistra, per poi terminare la lunga discesa inserendoci in
un'asfaltata che risaliamo verso sinistra, ripida (dist. ~30 Km - alt.
~465 m.). Guadagnati quasi 100 metri di altitudine, con una breve
porzione anche cementata, si prende a scendere, lasciando però
l'asfaltata al km 30.9, a favore di una sterrata che si origina verso
sinistra, che percorsa per 600 metri avrà sbocco su una nuova
asfaltata, da seguire verso sinistra a salire; questa ci farà
attraversare il gruppetto di case di loc. Palombara, piegando a sinistra
con la via che incassata tra le case sale ancora un po', per poi
piegare a destra seguendo il ramo asfaltato che confluirà in una
nuova asfaltata da seguire ora a destra a scendere, ma solo per poche
decine di metri, perchè la lasceremo subito a favore dell'ampia
sterrata che si origina verso sinistra. Questa appena più avanti
andrà serpeggiando tra le antiche costruzioni di località Piemonte e
appena superate queste la via si inserisce in un'altra sterrata da
seguire verso destra in discesa. Lungo il tratto discensivo
incroceremo un paio di altre ampie sterrate, dove noi ci limiteremo a
mantenere la direzione, con la via principale che al chilometro 32.5
pare piegare a destra, sdoppiandosi in un'altra diramazione a sinistra
che noi seguiremo e manterremo per un lungo tratto. Ignorando
pertanto sia la via che si origina a sinistra al km 33.4, che quella
che confluisce da destra 400 metri più avanti, lasceremo la sterrata
che prosegue a scendere al km 34, a favore di un'altra sterrata che va
seguita fino a giungere all'altezza di un divieto di accesso (dist. ~34.3 Km - alt.
~370 m.); qui voltiamo a destra seguendo una stradina sterrata che
entra nel bosco e che manteniamo fino a giungere alla diramazione tra
tre diverse vie, seguendo la più a destra delle tre. Mantenuta per
500 metri e usciti dal tratto boschivo, ci inseriamo su un'altra
sterrata dove conserviamo la direzione di provenienza, quindi seguita
verso destra, così come faremo quando sfoceremo su una prima asfaltata
e lo stesso su una successiva nemmeno 200 metri dopo, che a sinistra
tornerebbe altrimenti verso Colpetrazzo. Appena 400 veloci metri in
discesa di questa asfaltata e ci inseriamo sulla SS316 da percorrere
verso sinistra per appena qualche metro (a
destra, a meno di un chilometro, c'è Santa Maria in Pantano e
di fronte un fontanile dove potersi rifornire d'acqua in caso di
bisogno), dal momento che saliremo verso destra e tramite una
sterrata, seguendo le indicazioni per l'antica via Flaminia,
inserendoci su questa dopo 300 metri (100 metri prima ignoriamo
il tratturo che si dirama a sinistra), ovvero di fronte ad una vecchia
costruzione, dove incrociamo appunto l'antica storica via che seguiamo
verso sinistra (dist. ~30 Km - alt.
~465 m.). La via Flaminia degrada leggermente, incrociando dopo 800
metri un'asfaltata (che verso destra sale a Villa S. Faustino);
mantenuta altri 700 metri la via diviene asfaltata e scendendo a
sinistra in pochi metri ci riporta sulla SS316. Proseguiamo su questa,
facendone anche il sottopasso che ci fa superare la ferrovia Centrale
Umbra, appena dopo il quale prendiamo a sinistra per Massa Martana
Scalo, via che manteniamo per circa 100 metri, lasciandola in
corrispondenza di un parcheggio di un ristorante sulla destra, dove ci
inseriamo e al termine del quale si origina una sterrata che scende
piegando a sinistra. Superata la E45 (passandoci sotto) si sdoppia e
ne seguiamo il ramo di sinistra, mentre all'immediata successiva
biforcazione, optiamo per la destra che ci porta a guadare il torrente
Naia (dist. ~39 Km - alt. ~235 m.). Proseguendo attraversiamo
un'asfaltata, mentre successivamente, dove la sterrata si sdoppia,
seguiamo il ramo di sinistra, che dopo nemmeno 200 metri ulteriori ci
porta all'altezza di una radura, un punto di interesse storico, Ponte Fonnaia,
un'imponente costruzione in blocchi di travertino, ad una sola arcata
a tutto sesto, che
meriterebbe una pausa per una visita (sotto di noi, accessibile
tramite le scalette che scendono sulla sinistra) (FOTO).
Scartando la via di destra, proseguiamo sull'antico
tracciato della Flaminia, che prende a salire in maniera un po' più
marcata, finchè alla successiva biforcazione, dopo circa 500 metri,
optiamo per la via di destra; superiamo una casa, giungendo dopo un
po' ad un incrocio tra cinque diverse strade, inclusa quella di
provenienza, dove proseguiamo dritti, lasciandocene perciò 2 a
sinistra e una a destra. Incrociamo dopo poco più di un chilometro
un'altra sterrata (presa a sinistra può rappresentare una piccola
abbreviazione alternativa al percorso originario) e appena dopo ci
troviamo su asfalto, oramai alle porte di Configni. Alle prime case,
lasciamo la via che attraversa il paese a favore di una sterrata che
scende sulla sinistra, si divide poco più sotto e presa a sinistra e
superato un antico fontanile si inserisce nella sterrata incrociata
poco prima, da seguire ora verso destra in discesa. Seguiamo ora
questa via che divenuta asfaltata alle prime case della periferia di
Acquasparta ha sbocco sul piazzale-parcheggio della zona della
sorgente dell'Amerino, che attraversiamo per portarci sul lato
opposto, dove pieghiamo verso sinistra per poter imboccare la stretta
via asfaltata, sbarrata nei primi metri da una catena che aggiriamo,
cosa che ripetiamo poco più sopra, via che, al termine della
salitella, ci porta a percorrere un piccolo viale alberato,
costeggiando i giardini pubblici e alla fine di questi piegare a
destra, scendendo fino all'imbocco del corso della cittadina. Alla
destra del corso scende la via asfaltata principale, mentre sulla
sinistra scende un'altra via asfaltata che seguiremo e che costituisce
ora la via più breve per tornare al punto di partenza. Concludiamo
infatti il percorso inserendoci sulla via asfaltata principale che
seguiremo verso sinistra, per confluire in pochi metri sulla
provinciale, di fronte alla stazione, da dove siamo partiti.
Nota: In blu sono segnalati i
tratti alternativi e/o opzionali non descritti però
dalla grafica (pianta e altimetria).
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